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Manzoni e I promessi sposi

Alessandro Manzoni - I promessi sposi

Alessandro Manzoni - I promessi sposi

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Insegnante: Priscilla

Riassunto

Alessandro Manzoni - I promessi sposi

In poche parole

Che Manzoni avesse scelto di scrivere un romanzo, nell'Ottocento, risultò sorprendente. Si trattava infatti ai tempi di un genere di mero intrattenimento, che Manzoni utilizzò nella speranza di coinvolgere più lettori possibili, essendo un sostenitore del valore civile e pedagogico della letteratura. 



Storia dell'opera e redazioni

La scrittura di quelli che noi conosciamo come I promessi sposi iniziò nel 1821. La prima stesura venne terminata nel settembre del 1823, col titolo di Fermo e Lucia. Già nel 1824 però Manzoni decise di riscriverlo, modificandolo profondamente, sia dal punto di vista linguistico che da quello contenutistico. Ridusse gli episodi più scabrosi, cambiò i nomi, rimodellò la vicenda, introdusse una dose di ironia, utilizzò un toscano libresco. Il romanzo, con il titolo di I promessi sposi, vide la luce nel 1827, e per questo venne chiamata in seguito Ventisettana. Ebbe un enorme successo. 


LA QUARANTANA

Dopo una profonda revisione linguistica, che lo portò ad adottare forme di fiorentino parlato, l'edizione Quarantana de I promessi sposi vide la luce tra il 1840 e il 1842. A questa edizione venne aggiunta la Storia della colonna infame. Si rivelò un fallimento di pubblico.



Struttura e trama

Nell'introduzione del romanzo, Manzoni sostiene di aver trovato un manoscritto originale anonimo del Seicento e di averlo riscritto. È un espediente utile a dare maggior autorevolezza storica alla sua opera. È possibile dividere i 38 capitoli de I promessi sposi in blocchi narrativi. 

  • Il primo blocco narrativo va dal capitolo 1 al capitolo 8. Inquadra la vicenda in Lombardia, sul lago di Como, e si concentra sul sopruso vissuto da Renzo e Lucia, a cui è stato impedito di sposarsi dal signorotto locale Don Rodrigo, che vuole Lucia tutta per sé e tenta addirittura di farla rapire. Invano i due popolani tenteranno di aggirare le sue manovre, e saranno costretti a separarsi. Lucia si reca dalla Monaca di Monza, in un convento.
  • Il secondo blocco narrativo va dal capitolo 11 al capitolo 17. Questa parte si concentra sulle vicende di Renzo, che si trova suo malgrado coinvolto nei tumulti milanesi per il pane. Arrestato, riesce a fuggire in territorio veneziano.
  • Il terzo blocco narrativo va dal capitolo 18 al capitolo 27. Entra in scena il malvagio Innominato, che fa rapire Lucia su mandato di Don Rodrigo. Il temuto malfattore, però, avrà una crisi di coscienza. L'incontro con il Cardinale di Milano Federigo Borromeo farà il resto. L'Innominato si converte e libera Lucia, che nel frattempo aveva fatto un voto di castità nella speranza di salvarsi.
  • Il quarto blocco narrativo, che va dal capitolo 28 al 38, inquadra e ricostruisce il contesto sociale del tempo. Manzoni parla della carestia, della peste, della calata in Lombardia dei Lanzichenecchi, mercenari tedeschi. Renzo, guarito dalla peste, incontra nel lazzaretto alcuni protagonisti della vicenda. Fra Cristoforo, che li aveva aiutati a salvarsi da Don Rodrigo, scioglie il voto di castità di Lucia. I due fidanzati, finalmente, si sposano.



I temi

Alcuni critici hanno definito I promessi sposi il "romanzo dei romanzi" per la sua ricchezza di temi e sfaccettature. Andiamo ad analizzare le più importanti.


LA STORIA

Alessandro Manzoni aveva dimostrato già nelle sue tragedie un grande interesse nei confronti della materia storica. I promessi sposi non sono un'eccezione. Il periodo di elezione è naturalmente il Seicento, le classi sociali prese in analisi sono quelle umili. Manzoni, per parlarne, si documenta con un certo impegno su usi e costumi dell'epoca. Nella vicenda compaiono figure realmente esistite ed eventi storicamente accurati. Storia e invenzione si intrecciano, e la prima si dimostra decisiva per le vicende personali dei protagonisti.


L'INGIUSTIZIA

I promessi sposi vogliono essere una grande opera di denuncia dell'ingiustizia sociale. Quello di Manzoni è un mondo in cui la legge non è uguale per tutti, un mondo in cui la mancanza di un potere pubblico forte abbandona i deboli alla mercé dei potenti. L'autore critica a tutte le oppressioni e le violenze, da quella subita da Renzo e Lucia a quella della guerra in generale, passando per quella psicologica (basti pensare alla vicenda della monaca di Monza). L'unica giustizia perfetta è quella divina, capace di porre rimedio al male. 


LA FEDE

I personaggi positivi del romanzo sono animati da una grande fede in Dio. Questa fede li consola e li conforta, a volte anche li trasforma, ma non gli evita di subire dei torti. Renzo e Lucia nutrono una ingenua fiducia nella Provvidenza, che non viene condivisa dal narratore. L'io narrante infatti (a differenza dei personaggi) sa che la volontà di Dio è incomprensibile e il male colpisce anche chi è senza colpe. Bisogna abbandonarsi a questa volontà imperscrutabile, tenendo a mente che anche le sventure sono utili, se danno la possibilità di assicurarsi un posto in Paradiso. 


LA PAURA, L'AVVENTURA E L'ORRORE

Un ruolo primario ne I promessi sposi è giocato dall'avventura. Nel romanzo si susseguono scene movimentate, rocambolesche. L'avventura di Renzo è un vero e proprio viaggio di formazione, che lo renderà un uomo e un cittadino migliore. Dalla paura, quella di Don Abbondio sorpreso dai Bravi, prende avvio la vicenda. Drammatica è l'avventura di Renzo, coinvolto nei tumulti milanesi. La paura non risparmia nessuno, neanche i potenti. Non manca una percentuale di orrore. Manzoni non ne è compiaciuto, ma fa parte della sua volontà di realismo, soprattutto quando si parla della peste che ha colpito Milano.



La lingua

Alessandro Manzoni, nella stesura de I promessi sposi, si trovò di fronte a non pochi problemi linguistici. Nella tradizione letteraria italiana, infatti, non esisteva un modello di lingua a cui fare riferimento né tantomeno esisteva una lingua unica, accettata universalmente come lingua italiana da tutta la penisola. Anche per questo Manzoni decise di riscrivere l'opera aggrappandosi al toscano. Prima lo utilizzò in un'accezione che successivamente gli risulterà troppo alta, libresca, staccata dall'esperienza reale. Passò dunque al fiorentino effettivamente utilizzato dalle classi colte. Via i lombardismi, via le forme eccessivamente auliche, aperta la strada a forme tipicamente orali. L'obiettivo era restituire la freschezza del parlato e rendere il romanzo più vivace. 


IL NARRATORE 

Ne I promessi sposi abbiamo due voci narranti. C'è il fittizio narratore anonimo seicentesco, che avrebbe ascoltato la storia direttamente da Renzo, e il narratore, mero trascrittore delle pagine composte in precedenza. In realtà è un narratore onnisciente, che sa tutto dei suoi personaggi e utilizza un tono ironico e modesto. È indulgente con gli umili, sarcastico con i potenti. A volte, abbandona la sua onniscienza e adotta il punto di vista di un personaggio in particolare. Tralascia volutamente il punto di vista dei malvagi.

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FAQ - Domande frequenti

Perché Manzoni riscrive "I promessi sposi" in fiorentino?

Chi è il narratore de "I promessi sposi"?

Quali sono le diverse edizioni de "I promessi sposi"?

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