Pascoli si rivelerà, forse anche inconsapevolmente, il fautore della rivoluzione delle cose semplici, colui che traghetterà la poesia dall'Ottocento al Novecento. La sua adesione personalissima al Decadentismo rompe in maniera definitiva con i canoni del classicismo.
La vita
Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna nel 1855, da famiglia numerosa e agiata. Nel 1867 un grave avvenimento ruppe il suo idillio. Il padre, amministratore di una tenuta dei principi di Torlonia, venne ucciso mentre tornava a casa. Questo e altri lutti segnarono la sua vita e la sua poetica. Rimase orfano e si trasferì a Firenze. A Bologna incontrò Carducci. Divenne insegnante di lettere latine e greche e iniziò ad avere successo grazie alla sua produzione poetica. Nel 1895 si trasferì con la sorella Maria a Castelvecchio, rifugio da poeta-contadino. Morì a Bologna nel 1912.
Le opere
Pascoli lavorò costantemente alle sue opere, rimaneggiandole. Le sue raccolte seguono tutte la stessa poetica, e sono perciò considerabili un insieme organico. Myricae è la prima, pubblicata nel 1891. Seguono i Poemetti, nel 1897, che riprendono le tematiche della prima raccolta ampliando le strutture metriche. Nel 1903 è la volta di Canti di Castelvecchio. Del 1904 i Poemetti conviviali, di temi e toni più elevati (personaggi storici e mitologici). Negli ultimi anni di vita, si dedica alla poesia civile (Odi e Inni, Poemi italici). Scrisse anche in latino.
IL FANCIULLINO
Edito in 20 capitoli nel 1897 su una rivista fiorentina, Il fanciullino è il testo in prosa a cui Pascoli ha affidato la definizione della sua poetica. L'idea centrale è che in ogni adulto sopravviva un fanciullo che osserva il mondo con meraviglia. Questa parte irrazionale e ingenua deve essere l'ispirazione del poeta, che la deve trascrivere utilizzando una lingua ingenua, senza malizia e prescrizioni sociali. Solo così potrà rivelare la natura autentica del mondo. La poesia è basata sull'immaginazione, è il luogo della conoscenza intuitiva del reale, della loro riscoperta. È una concezione profondamente irrazionalistica della poesia, che si esprime in analogie misteriose e metafore alogiche.
Myricae
Pascoli scrisse questa raccolta per tutta la vita. Anche per questo, oltre che per l'innovazione linguistica e contenutistica, è la più importante e seminale della sua produzione, a partire dal titolo. "Myricae" infatti è un termine latino utilizzato da Virgilio nella sua Bucolica. Significa "tamerici", arbusti umili che diventano il simbolo dei soggetti pascoliani e dei motivi ricorrenti della raccolta, anch'essi umili e quotidiani.
I TEMI
L'ambientazione principale è la Natura, fonte di consolazione ma anche di turbamento. Un altro tema fondamentale è quello dell'infanzia. Tantissimi i bambini presenti, dentro cui l'autore proietta la sua paura e la sua sofferenza privata. La fuga pascoliana è tutta verso il mito del nido familiare perduto da rimpiangere, ricercare e proteggere. La realtà per Pascoli è misteriosa, il male insondabile. Non deriva dalla Natura, ma dall'individuo sociale. in questo mondo cattivo e moderno il poeta è smarrito. La morte gli provoca sgomento, ma questo non gli impedisce di cercare e conservare gelosamente una sorta di comunicazione e un legame con i suoi affetti tragicamente perduti.
LO STILE
Pascoli crea un'alternativa all'ispirazione lirica tradizionale, quella che aveva le sue radici nel petrarchismo. La sua è una produzione democratica, che estende a tutte le parti del mondo una dignità poetica e un diritto di cittadinanza nella lirica. Il lessico pascoliano è vario ed eterogeneo, formato da vocaboli della tradizione letteraria, linguaggio pre-grammaticale, onomatopee, vocaboli tecnici. Questa precisione nelle scelte lessicali non conduce al realismo. La scrittura di Pascoli è permeata da un senso sotteso di indeterminatezza e simbolismo, resi dall'uso delle metafore, delle analogie, delle sinestesie e degli aggettivi, che funzionano più sul piano allegorico che su quello naturalistico. La sintassi è spezzata ed ellittica, il discorso esclamativo e interrogativo. Rivisita la metrica tradizionale, senza però abolirla.
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Durata:
Unità 1
La Scapigliatura
Unità 2
Il primo Ottocento: neoclassicismo e romanticismo
Unità 3
Il Decadentismo
Unità 4
Il secondo Ottocento: verismo e decadentismo
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Unità 5
Giovanni Pascoli
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FAQ - Domande frequenti
Chi era Giovanni Pascoli?
Pascoli si rivelerà, forse anche inconsapevolmente, il fautore della rivoluzione delle cose semplici, il poeta che traghetterà la poesia dall'Ottocento al Novecento.
A quale movimento apparteneva Giovanni Pascoli?
Aderì in maniera molto personale al Decadentismo.
Quali sono le opere di Giovanni Pascoli?
"Myricae" è la prima raccolta, pubblicata nel 1891. Seguono i "Poemetti", nel 1897. Nel 1903 è la volta di "Canti di Castelvecchio". Del 1904 i "Poemetti conviviali", di temi e toni più elevati (personaggi storici e mitologici). Negli ultimi anni di vita, si dedica alla poesia civile ("Odi e Inni", "Poemi Italici").