Il secondo Novecento

In poche parole

Il secondo Novecento è un periodo fluido e frammentato, difficile da schematizzare. La società dell'informazione confonde gli schemi e infrange ogni distinzione. La realtà perde ogni coesione. È il Postmodernismo, che registra la distruzione senza clamore.

Contesto

Alla Seconda guerra mondiale segue la Guerra fredda. Il mondo è spaccato in due: da una parte il modello occidentale e capitalistico di Stati Uniti e simili, dall'altra l'Unione Sovietica e i suoi accoliti. La contrapposizione, oltre che militare, è ideologica, sociale e politica. Questa quiete, solo apparente, porta a uno sviluppo economico importante ma spacca dall'interno le nazioni che hanno in seno movimenti contrapposti che rispondono a queste due tendenze dominanti. Al finire della Guerra fredda (1989-1991) si entra in un periodo di instabilità.

IL NEOCOLONIALISMO E LA GLOBALIZZAZIONE

All'esterno delle dinamiche della Guerra fredda si pone quello che venne chiamato terzo mondo, espressione usata per identificare i Paesi asiatici e africani che nel secondo Novecento giunsero all'indipendenza. Si tratta di Paesi passivi al dominio economico occidentale, oggetto delle contese tra i blocchi, governati da classi dirigenti corrotte e spesso crollati in gravissime crisi economiche che hanno portato i loro abitanti alla migrazione massiccia verso i Paesi più prosperi. Tutto ciò che accade, accade su scala mondiale. Le notizie viaggiano lungo un territorio di dimensioni mai viste prima e a una velocità mai sperimentata. È la globalizzazione.

Cultura

Una contraddizione domina la seconda metà del Novecento, quella tra la prosperità e la libertà raggiunta dalle società occidentali e la massificazione e manipolazione delle loro conoscenze. I mass media sono al centro del dibattito tardo novecentesco. Si pongono nel contesto più ampio della cultura di massa e dell'industria dell'intrattenimento. Ci si chiede se questi strumenti modifichino il rapporto tra essere umano e realtà, e in che modo. Inquinamento, sovrappopolamento, ecologia diventano termini diffusi. L'Occidente è costretto a farsi un esame di coscienza. Si cerca di uscire faticosamente dall'eurocentrismo, nascono il femminismo moderno e i movimenti giovanili.

Letteratura

Il contesto letterario del secondo Novecento è confuso e complesso e si intreccia con filosofia, sociologia, politica, teorie letterarie. Il dopoguerra è dominato dal filone dell'impegno. I letterati sentono una spinta a prendere posizione, a schierarsi. La psicanalisi è ormai una presenza costante nella cultura del secondo Novecento. La morte del Modernismo ci traghetta nel Postmodernismo.

IL POSTMODERNISMO

Si diffonde negli anni Sessanta l'idea che la modernità abbia esaurito gli impulsi. Ci troviamo dunque nella postmodernità. Le grandi narrazioni hanno perso credibilità, la nuova cultura, quella dell'informazione, è veloce, fluida, un intreccio di impulsi e immagini. In crisi ogni tentativo di avanzare una visione globale e coesa della realtà. In letteratura questo si traduce spesso in un disincanto indifferente, senza tragicità. La rappresentazione dell'individuo implode. Non esistono più personaggi a tutto tondo, solo frammenti. Fatti reali e immagini riprodotte o costruite si mescolano e diventano indistinguibili. La narrativa diventa frammentata e incongrua, scompare quasi del tutto la distinzione tra generi alti e bassi, verosimile e inverosimile.

La situazione italiana

In Italia il boom economico cambia le abitudini della popolazione, che diventa più ricca e istruita. L'industria dell'intrattenimento fiorisce e assume nuovi lavoratori. Si afferma il Neorealismo. Nascono le collane di tascabili, alto e basso si contaminano senza sosta. Dopo il periodo di manifestazioni studentesche e non, il cosiddetto Sessantotto, decade il discorso sull'impegno politico che aveva segnato il dopoguerra. Gli scrittori sono giornalisti, politici, segnano l'opinione pubblica.

IL NEOREALISMO

Partito dal cinema e diffusosi nella letteratura, il Neorealismo rappresenta con un linguaggio asciutto la vita del popolo, le speranze e i drammi della guerra e della resistenza. Non fu mai una vera scuola di pensiero quanto più la manifestazione di un bisogno generale della cultura di impegnarsi e di ritornare al realismo. All'origine vi è un bisogno di raccontare storie di vita vissuta, che si cristallizza in narrazioni a forte impatto regionale, segnate da una grande spinta democratica e moralistica.