Tutto per imparare meglio...

Video Esplicativo

Loading...
Insegnante: Elisabetta

Riassunto

Kierkegaard

​​In breve

Kierkegaard può essere considerato uno dei quattro protagonisti assoluti della cultura ottocentesca - gli altri tre sono Leopardi, Marx e Nietzsche. È stato un pensatore indispensabile per riflettere sui concetti di angoscia, verità, comunicazione ed esistenza. Kierkegaard rappresentò una reazione al contemporaneo Idealismo tedesco, nello specifico egli si schierò contro la filosofia hegeliana.



La vita

Kierkegaard nacque a Copenaghen, il 5 maggio 1813. Nel 1830 si iscrisse all'Università di Copenaghen, dove frequentò la facoltà di teologia, secondo il volere del padre, che voleva fare di lui un pastore luterano. Nel 1841 iniziò la sua carriera pastorale ma a partire dal 1844 si appassionò alle opere del pastore Adler, tesi lontani dall'ortodossia. Per questo motivo sospesero Kierkegaard dall'ufficio pastorale. Nel 1848, con l'Europa in preda ai fermenti rivoluzionari, egli si espresse in modo deciso contro i moti d'insurrezione. Morì l'anno seguente, colpito da un malore.



Vita e riflessione filosofica si intrecciano

Kierkegaard, nel corso della sua vita, si sente diverso, estraneo al genere umano. Egli vorrebbe essere come gli altri, realizzare una vita normale, ma non riesce nel suo intento. La sua filosofia inaugura l'idea del disagio esistenziale, detto anche "male di vivere" che diverrà un tema ricorrente nella letteratura tra Ottocento e Novecento. 


L'esistenza 

Kierkegaard considera l'esistenza come esperienza della mancanza e dell'angoscia. La vita sembra sempre tradire le aspettative del soggetto, sia nella sua individualità che nei suoi desideri e nel rapporto con Dio. Kierkegaard è stato un pensatore profondamente religioso, anche se in contrasto con alcuni precetti della Chiesa istituzionalizzata (luterana danese). 


Tre temi dominanti della sua filosofia


  • La critica a Hegel: egli è colpevole di aver subordinato al suo sistema astratto la concretezza dell'esistenza individuale.

  • La valorizzazione dell'individualità.

  • Il cristianesimo vissuto in modo intenso e tormentato, ispirato alla vita di Gesù e travagliato dall'aspirazione alla grazia.

L'irriducibilità dell'esistenza

La vita, a differenza di ciò che sosteneva Hegel, non può essere ricondotta a un sistema razionale. L'esistenza, al contrario, anche se viene pensata, muore come esistenza nella sua ricchezza e molteplicità. Il pensiero astratto, allora, pietrifica la vita entro rigidi steccati, non riuscendo a far emergere le infinite sfaccettature, sfumature, intensità. Ciò accade perché il pensiero astratto è per natura generale, mentre la vita concreta è singolare. Esistenza e pensiero astratto, dunque, sono opposti l'uno all'altro, facendo sì che l'esistenza sia irriducibile.


La singolarità

Hegel ha la colpa di aver elaborato una filosofia di "essenze" e non di "esistenze". Infatti, la filosofia hegeliana ha trasceso le singole individualità nel genere della specie umana, nel quale tutti gli individui sarebbero uguali sulla base di un universale che nega e supera le singolarità. Secondo Kierkegaard, la categoria della singolarità è la condizione necessaria e imprescindibile dell'esistenza: essa non può essere trascesa. Infatti, l'esistenza è singolarità e se si prova a generalizzarla, la si perde.


Dell'esistenza non si può parlare

A causa della contraddizione tra pensiero ed esistenza, dell'esistenza non si può dire nulla, dato che l'atto del comunicare si basa su un'organizzazione concettuale elaborata dal pensiero stesso. La scrittura risulta un inganno, poiché essa ha la tendenza a condividere una comunicazione generalizzata, che rende immobile l'esistenza e la priva del suo valore. La vera comunicazione, allora, può svolgersi soltanto tra un singolo e un altro singolo. In conclusione, la comunicazione e la scrittura possono essere ammesse sotto forma di compromesso.



Le scelte esistenziali

Kierkegaard compone l'opera Aut-Aut, in cui per la prima volta egli espone la propria concezione dell'esistenza e delle scelte esistenziali. L'aut aut indica una scelta tra due opzioni inconciliabili, dove non si può essere questo e quello, perché la vita non permette negoziazioni. Dunque, la vita implica una scelta esclusiva e senza possibilità di mediazione. Finché non si sceglie non si é, poiché la condizione umana è tale nella misura in cui è calata nell'esistenza. 


Le tre tipologie di esistenza

Le tre possibili esistenze di cui parla Kierkegaard sono condizioni esclusive, non sono compatibili tra loro e non implicano un passaggio senza rotture dall'una all'altra. Kierkegaard individua la vita estetica, la vita etica e la vita religiosa. Una possibilità esclude le altre due: ad esempio, l'uomo che vive esteticamente, cioè alla ricerca del piacere, non può divenire un uomo etico né un uomo religioso. La scelta di una vita cancella la vite alternative. 


L'esteta che insegue il piacere

L'esteta, ossia colui che ricerca il piacere, vive senza pace e senza tregua. Egli si abbandona alla sensualità, cercando un piacere dietro l'altro, in modo del tutto spontaneo. La sua, dunque, non è una scelta ma è più una specie di abbandono alle esperienze sensibili. La figura che rappresenta in modo emblematico l'esteta è il Don Giovanni, il seduttore per antonomasia. La sua esistenza evita la ripetizione ma non può evitare la dispersione e le conseguenti disperazione e noia. 


La vita etica è frutto di una vera scelta

La vita etica è una scelta vera e propria, identificata nella figura del buon padre di famiglia. La scelta del padre di famiglia è il prodotto di una riflessione e di una strategia esistenziale: egli sceglie la realtà, la concretezza, non il sogno e la fuga perenne. La sua è un'esistenza ordinata e conformista. Questo genere di esistenza, però, cancella la singolarità poiché si tratta di un'esistenza ripetitiva e comunitaria. La vita etica, inoltre, ha come scopo la condizione ideale assoluta del bene. Il bene, però, è irraggiungibile perché l'esistenza prevede la dimensione del peccato. Dinanzi alla dimensione del peccato, la vita etica si svuota di senso e subentra l'angoscia di vivere.


L'angoscia

L'angoscia di vivere ha a che fare con la visione di una vita in cui prevale una sorta di paura senza oggetto, una vita che si affaccia sull'abisso del non senso. L'angoscia riguarda anche la dimensione della libertà umana, ossia la consapevolezza che si può scegliere la propria esistenza tra molte. L'angoscia, infine, testimonia anche l'allontanamento dell'uomo da Dio, che rende la vita umana priva di senso e di scopo. Ricapitolando, l'angoscia è il vuoto di senso che emerge ogni volta che si compie una scelta: non si sa come andrà a finire, né si comprende il senso di ciò che si sta facendo.


All'angoscia segue la disperazione

La disperazione è quando si è giunti alla consapevolezza dell'inevitabile fallimento, nel momento in cui si considerano gli esiti delle proprie scelte. La disperazione viene definita da Kierkegaard una malattia mortale, non perché conduca alla morte, bensì perché causa l'incapacità di vivere. 


La vita religiosa

Secondo Kierkegaard, la vita religiosa coincide con la condizione assurda, paradossale dell'incontro con Dio. La figura emblematica di tale condizione è Abramo, che chiamato da Dio non esita a sacrificare il proprio figlio, divenendo un assassino per la comunità etica. La scelta religiosa è l'unica scelta esistenziale che conduce alla verità, ma a costo del sacrificio di ogni mediazione e di ogni possibilità di convivenza con il resto del genere umano.

Crea un account per leggere il riassunto

Esercizi

Crea un account per iniziare gli esercizi

FAQ - Domande frequenti

Cosa significa "aut-aut"?

Qual è la critica più aspra che Kierkegaard rivolge a Hegel?

Che cos'è la disperazione?

Beta

Sono Vulpy, il tuo compagno di studio AI! Studiamo insieme.