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Insegnante: Elisabetta

Riassunto

Rousseau

In breve

Il filosofo Jean-Jacques Rousseau esercitò un potente influsso sulla filosofia, come anche sulla letteratura, sul gusto, sul costume e sulla politica. Ebbe una grande importanza sociale, derivata dal suo appello al "cuore", a quella che allora si chiamava "sensibilità". Egli fu anche il fautore della democrazia diretta, intesa come la partecipazione di tutti i cittadini alla vita pubblica. 



La vita​

Jean-Jacques Rousseau nacque a Ginevra nel 1712. Figlio di un orologiaio, la sua educazione avvenne in modo discontinuo e complicato. Nel 1741 si trasferì a Parigi, iniziò a frequentare i circoli Illuministi e divenne amico di Diderot. Nel 1758 fu autore della voce Economia politica dell'Enciclopedia. Presto, però, le relazioni con gli enciclopedisti e con i circoli Illuministi si deteriorarono, a causa delle differenti visioni dottrinali. A partire da questo momento, cominciò a scrivere opere molto importanti come il trattato politico Contratto sociale e il romanzo pedagogico Emilio. Con questi scritti, Rousseau si fece nemici tra le autorità religiose e i circoli intellettuali dei philosophes (così venivano denominati gli Illuministi francesi). Negli ultimi anni, accettò l'ospitalità del marchese Girardin, nel castello di Ermenonville, dove morì nel 1778.



Il progresso conduce alla decadenza

Il filosofo ginevrino critica il progresso scientifico e tecnologico, descrivendolo come causa di corruzione e di perdita dell'originaria naturalità dell'essere umano. Rousseau ammette che lo stato di natura è superiore a quello civile, dove la condizione naturale è migliore di quella culturale. Questa tesi è in contrapposizione non solo con le teorie Illuministe, ma anche con quelle dei contrattualisti. 



La proprietà privata fonda la diseguaglianza

Nel Discorso sull'origine della diseguaglianza (1755), Rousseau sostiene che a fondamento della diseguaglianza tra gli uomini, vi sia la proprietà privata. Ora, tale tesi non conduce a conclusioni rivoluzionarie, infatti il filosofo non vuole abolire la proprietà privata, bensì vuole sottolineare l'ingiustizia di un sistema che non è capace di distribuire le ricchezze in modo equo. La democrazia che emerge dal pensiero di Rousseau coincide con uno Stato attivo e interventista, il quale deve appianare le diseguaglianze, eliminando le differenze sociali.



I diritti fondamentali: uguaglianza e libertà

La concezione politica rousseauiana emerge nel Contratto sociale (1762). In questo scritto, vi è la celebre frase "L'uomo è nato libero e dovunque si trova in catene", con la quale si vogliono sottolineare i punti cardine del pensiero filosofico e politico di Rousseau. Egli infatti afferma che l'uguaglianza e la libertà sono i diritti fondamentali dell'essere umano. Dunque,  la condizione di sudditanza dei cittadini, nella maggior parte degli Stati, è contro natura. Inoltre, la fondazione dello Stato non può non prendere in considerazione la lotta contro la diseguaglianza, che nega la stessa natura umana.



Lo Stato

Lo Stato promosso da Rousseau prevede una concezione radicalmente democratica, dove il popolo è sovrano e depositario del potere. Rousseau è fautore della democrazia diretta, dove la legge è l'emanazione della volontà generale del popolo. Lo Stato democratico ammette la presenza di commissari che traducono, sotto forma di atto, il volere popolare.


Il patto sociale

Come per Hobbes, Locke e i Giusnaturalisti, anche Rousseau afferma che lo Stato nasce mediante un patto. Il contratto sociale rousseauiano, però, presenta delle caratteristiche specifiche che si devono necessariamente sottolineare. Per prima cosa, secondo il filosofo, ciascun individuo cede allo Stato ciò che possedeva nella condizione naturale, ottenendo in cambio diritti civili. Ciò che l'individuo acquisisce è la condizione giuridica che lo fa divenire membro della collettività sovrana. 


La libertà positiva

Se il pensiero liberale insiste sulla "libertà negativa", cioè una libertà da impedimenti che limitino l'autonomia dell'individuo, Rousseau concepisce invece una "libertà positiva". Quest'ultima sostiene una libertà di agire per stabilire collettivamente, all'interno dello Stato, delle leggi a cui aderire. Dunque, la libertà coincide con l'obbedienza alle leggi che la comunità si è prescritta. 


La volontà generale

Lo Stato di Rousseau può essere visto come un "grande organismo" in cui gli individui rappresentano le unità che lo compongono. Il benessere delle parti più piccole non può prescindere dal benessere generale. Esse, infatti, non sono parti indipendenti ma rispecchiano profondamente ciò che accade al livello macroscopico. Importante è la differenza tra volontà generale e volontà di tutti. La volontà di tutti è una semplice somma numerica ricavata dal consenso dei singoli, mentre la volontà generale è l'espressione di cittadini che mettono da parte i loro sentimenti e interessi privati in vista del bene collettivo. La volontà generale non sbaglia mai perché ha come scopo l'interesse dell'intera comunità.


Il potere è esercitato direttamente dal popolo

Rousseau afferma che il popolo esercita direttamente il suo potere, costituendosi in assemblea. Ovviamente, poiché tutto il popolo non può collocarsi fisicamente negli scranni assembleari, in essa potranno sedersi i "commissari del popolo". Quest'ultimi non sono rappresentanti del popolo, infatti essi non hanno autonomia di giudizio, come invece i rappresentanti. Essi si limitano allora a portare la voce del popolo, senza modificarla. 


Il potere esecutivo

Vi è poi un problema qualitativo che Rousseau cerca di risolvere, che è quello della competenza. Ci si chiede: chi può svolgere quei compiti che sono legati a esercizi tecnici della sovranità? In questo caso, Rousseau afferma che il potere esecutivo, come potere che ha necessità di competenze tecniche specifiche, può essere esercitato su mandato dell'assemblea. Allo stesso modo, però, questo potere non è indipendente da essa. 


I rischi 

Anche se l'esercizio diretto del potere è nelle mani del popolo, Rousseau ammette che possa accadere una sorta di dispotismo dei commissari. Le varie vicende storiche della democrazia nella sua pretesa di esercitarsi direttamente (ad esempio, il culmine della Rivoluzione francese, con la dittatura del democratico Robespierre) ne sono la dimostrazione concreta. 


Lo Stato di Rousseau


  • Rifiuto della divisione dei tre poteri fondamentali (legislativo, esecutivo e giudiziario).

  • Non sono previsti rappresentanti del popolo ma semplici esecutori della sua volontà.

  • Si sacrifica l'autonomia dei singoli a vantaggio della collettività.

  • Si interviene per modificare gli assetti di proprietà e i diritti dei singoli, nell'intesse del bene collettivo.



L'educazione

Nel romanzo pedagogico l'Emilio, Rousseau si concentra sul tema dell'educazione. Egli sostiene la necessità di impartire al giovane, fin dai primi anni di vita, un'educazione vicina alla natura, basata non tanto sulla trasmissione di nozioni, quanto sull'esperienza pratica e diretta. Rousseau è convinto che bisogna prima fare l'uomo e poi il cittadino, altrimenti nessun cittadino potrà mai essere davvero libero. L'uomo educato solo civilmente, infatti, sarà troppo influenzato negativamente dagli usi e dai costumi della società. 



Il pensiero Illuminista

Per gli Illuministi, al contrario di Rousseau, la ragione deve precedere il sentimento. L'educazione deve essere strettamente connessa alla formazione civica. Infatti, è la cultura che possiede la forza formativa necessaria, non la natura. Rousseau invece sostiene la priorità assoluta dell'esperienza sensibile e sentimentale della natura, intesa come ricezione passiva di ogni dato ricavabile dal mondo.


Il progresso

Per gli Illuministi, l'educazione è fondamentale per incrementare il progresso. In questa concezione, vi è il presupposto di una visione ottimistica delle potenzialità umane. Secondo i philosophes, attraverso l'educazione, si può rifiutare lo strumento della guerra e sviluppare una prospettiva cosmopolita di fratellanza e di reciproco rispetto al di là dei confini nazionali. Al contrario, per Rousseau, la storia della civiltà è caratterizzata da un inevitabile regresso umano e morale rispetto all'iniziale stato di natura.

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FAQ - Domande frequenti

Qual è il rischio che corrono le democrazie dirette?

Quale tipo di educazione prevede Rousseau per i giovani?

Chi erano i "philosophes"?

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