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Insegnante: Elisabetta

Riassunto

Cartesio

In breve

Cartesio è considerato il fondatore della filosofia moderna. Egli scrive come un esploratore, ansioso di comunicare al lettore cosa ha trovato. Cartesio vuole assicurarsi che la conoscenza del mondo possa basarsi su solide certezze. Attraverso il dubbio, egli raggiunge il punto fondamentale dell'evidenza prima e indubitabile. È stato anche il primo filosofo ad aver posto l'Io al centro della riflessione filosofica, rappresentato dalla celebre frase "cogito ergo sum" ("penso dunque sono"). 


Filosofia; Il razionalismo e l'empirismo; 4a superiore; Cartesio


La vita

René Descartes, Cartesio è il suo nome italianizzato, nacque in Francia a La Haye-en-Touraine, il 31 marzo 1596. Studiò nel collegio gesuita di La Fléche e in seguito si laureò in diritto a Poitiers. Nel 1618 scoprì, attraverso un sogno rivelatore, che la sua missione era quella di dedicarsi esclusivamente allo studio e di fondare una nuova logica per costituire una scienza universale. Nel 1629 si trasferì in Olanda, dove rimase fino al 1649, quando la regina di Svezia lo invitò alla sua corte. Morì l'11 febbraio del 1650 in Svezia, a causa di una polmonite. 


L'obiettivo della sua filosofia

Cartesio ha l'obiettivo di fondare filosoficamente la nuova fisica. A partire dalle considerazioni di Galileo e Copernico, la matematica diviene lo strumento per comprendere il mondo. Cartesio vuole dimostrare filosoficamente che la realtà sia intrinsecamente matematica. Occorre, dunque, sviluppare una metafisica che dimostri la validità dell'approccio della fisica. Se non si legittima la rappresentazione matematica del mondo, l'intera scienza della natura non ha basi certe su cui sorreggersi.



L'intuizione

Il ragionamento per Cartesio non ha altro scopo che ridurre la varietà del mondo alla semplicità del modello matematico. Cartesio, all'interno del Regole per la direzione dell'intelligenza, evidenzia 21 norme che hanno il fine di allenare l'intelligenza e di insegnare tecniche di logica e matematizzazione dei problemi di fisica. Attraverso queste regole, un problema viene scomposto nelle sue parti più semplici, ottenendo risposte intuitive e indubitabili. Questo modo di procedere permette a Cartesio di abbandonare il metodo sperimentale per fondare una scienza su un piano puramente intellettuale. Successivamente, egli comincia la scrittura del suo trattato Il mondo, che racconta in stile favolistico la formazione dell'universo in modo meccanico. Quest'ultimo si sarebbe formato secondo i principi di inerzia e di conservazione della materia, a partire da uno stato di caos originario.



Il metodo

Cartesio compone l'opera Il discorso sul metodo, ponendosi il problema del giusto procedimento nella costituzione di un sapere valido. Tale metodo si presenta come un suggerimento per chiarire i processi del sapere. Esso rappresenta un'esemplificazione e non pretende di divenire una regola universalmente valida. Quest'opera è anche un'autobiografia intellettuale, la quale ripercorre le tappe della maturazione filosofica cartesiana. La premessa da cui il filosofo parte consiste nell'affermare che il buon senso, ovvero la ragione, è ugualmente distribuita tra tutti gli esseri umani. Quindi, gli errori non derivano da una debolezza intellettuale ma da un difetto di metodo. In conclusione, la conoscenza vera è accessibile non soltanto ai sapienti ma a tutti gli uomini.


LE QUATTRO REGOLE ALLA BASE DI OGNI RICERCA SCIENTIFICA


Evidenza
Non bisogna accogliere mai nulla per vero che non appaia chiaro e distinto alla mente.
Analisi
È necessario dividere ogni problema in parti più semplici.
Sintesi
Bisogna ricomporre il problema, partendo dalle parti più semplici fino ad arrivare a quelle più complesse.
Numerazione e Revisione
È necessario rivedere i passaggi e verificare che non vi sia stata qualche omissione.


Cosa significa "Chiaro e distinto"

Cartesio definisce "chiara" una percezione presente e manifesta allo spirito, il quale vi rivolge la sua attenzione. "Distinta" è invece quella percezione che essendo chiara, si separa da tutte le altre, ed è precisa, così da non contenere nient'altro se non ciò che è chiaro. Dunque, saranno chiare e distinte le idee che si manifestano alla mente in modo nettissimo, senza suscitare dubbi (chiare) e che non possono confondersi con le altre (distinte). 


Dal dubbio al cogito

Nella quarta parte del Discorso sul metodo, Cartesio affronta il fondamento costitutivo dell'intero sistema di pensiero. Il primo problema che chiunque voglia dedicarsi alla conoscenza deve affrontare è se vi sia qualcosa di certo sul piano della stessa conoscenza. Egli introduce l'argomento del dubbio. Si tratta di un dubbio di tipo sistematico e metodologico, che inizialmente riguarda distinte porzioni del sapere. In seguito, il dubbio diviene iperbolico, investendo l'intera possibilità di conoscere. 


Possiamo riassumere queste fasi nei seguenti ragionamenti


  • Affinché un sapere sia fondato deve essere inattaccabile, quindi occorre mettere in discussione tutte le conoscenze che possano avere qualche elemento di infondatezza.

  • Si può dubitare, in prima istanza, della conoscenza sensibile. Poiché, infatti, a volte i sensi ingannano, si deve ritenere che ciò possa succedere sempre. Dunque, non si può ritenere affidabile la conoscenza sensibile, tanto degli oggetti materiali esterni che del proprio corpo.

  • Anche le conoscenze matematiche conducono spesso a errori e a inganni. Dunque, anch'esse potrebbero essere errate.

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Dubbio iperbolico

Il dubbio iperbolico si estende dai casi particolari alla possibilità stessa della conoscenza in generale. Cartesio presenta due possibili ipotesi di ragionamento: la prima nel Discorso sul metodo, la seconda nelle Meditazioni metafisiche. Nel Discorso, Cartesio afferma che sia impossibile distinguere davvero il sonno dalla veglia. Chi sogna, infatti, si convince mentre sogna di vivere la realtà. Di conseguenza, non è assurdo ritenere che si possa sognare sempre, vivendo in una specie di rappresentazione fantastica del mondo. Nelle Meditazioni, Cartesio introduce l'ipotesi del genio maligno. Ossia, si può immaginare che nella mente umana abiti un genio maligno capace di mostrare idee chiare e distinte che in realtà sono oscure e confuse. Qui, Cartesio mette in discussione il criterio dell'evidenza come strumento garante del sapere.


Cogito ergo sum ("penso dunque sono")

Cartesio trova un appiglio gnoseologico (ossia relativo alla conoscenza) inconfutabile che impedisce una deriva scettica. Esso consiste nell'affermare ciò: se io dubito penso e se penso sono, cioè so almeno di esistere come res cogitans (ovvero come "ente pensante"). Questa sostanza che Cartesio chiama "io" o "anima", è completamente separata dal corpo. In conclusione, della verità della propria esistenza non si può dubitare. Tale verità è di per sé evidente, ossia è chiara e distinta. 



Dalle idee a Dio

Una volta che Cartesio dimostra che il soggetto pensante esiste, si rende conto che che all'interno di esso esistono idee di diverso tipo.  



Idee avventizie

Sono quelle che sembrano provenire al di fuori di noi, come l'idea di cane, albero etc. Queste idee sembrano avere una maggiore credibilità, come se fossero dotate di un maggior grado di perfezione, rispetto a quelle prodotte dalla nostra immaginazione.


Idee fattizie


Sono quelle costruite dalla nostra mente, le quali hanno un carattere parzialmente fantasioso, come ad esempio l'idea di unicorno.
Le idee innate

Sono quelle che esistono nella mente, indipendentemente dall'attività che essa compie o dal mondo esterno. Sono innate le idee matematiche e l'idea di Dio. L'idea di Dio è speciale perché essa è sempre presente in tutte le menti umane, come una dotazione originaria. L'idea di Dio si presenta come l'idea di un essere eterno, infinito, onnisciente, immutabile, onnipotente, creatore di tutte le cose. Ma da dove viene una simile idea?



Cartesio prova l'esistenza di Dio attraverso tre dimostrazioni


La prima prova dell'esistenza di Dio
L'idea di Dio ha in sé la condizione di una perfezione superiore a quella dell'essere che la pensa. Essa, quindi, non può derivare da ciò che è meno perfetto, bensì deve provenire da un essere che ha in sé tutte le perfezioni di cui l'idea di Dio dispone, ovvero da Dio stesso. Per Cartesio, una causa deve contenere almeno tanta realtà, quanta se ne trova nell'effetto che provoca. Quindi, l'uomo non può essere causa dell'idea di Dio, poiché egli è una sostanza imperfetta e limitata, mentre Dio è eterno, infinito, onnisciente etc.


La seconda prova dell'esistenza di Dio

Parte con una domanda: da dove deriva l'uomo? Se l'essere umano derivasse dall'uomo stesso, egli sarebbe dotato di tutte le perfezioni che è in grado di pensare. Deve di conseguenza derivare da qualcos'altro. Questo è un tipico ragionamento a posteriori, che parte cioè dall'esistente. Essendo impossibile regredire all'infinito, deve esistere una prima causa degli esseri meno perfetti (cioè degli esseri umani) che è Dio. 

La terza prova dell'esistenza di Dio


È una rivisitazione dell'argomento ontologico di Anselmo d'Aosta. In questa dimostrazione, il ragionamento è a priori e parte dall'assunto che esista nella mente umana l'idea di un essere "perfettissimo". Tale idea non può non esistere poiché l'esistenza è una perfezione che Dio, in quanto dotato della totalità delle perfezioni, non può non avere. Infine, Dio non può esistere soltanto nella mente, poiché altrimenti sarebbe meno perfetto degli esseri di cui si ha un'idea e di cui si dà per scontata l'esistenza nel mondo (cani, api, alberi, montagne). Di conseguenza, Dio deve esistere anche fuori dalla mente di chi lo pensa. 



Il mondo: la res extensa

Cartesio, dopo aver dimostrato l'esistenza dell'anima e quella di Dio, vuole dimostrare l'esistenza del mondo esterno, detto res extensa. L'estensione è il carattere peculiare della materia, ossia di tutto ciò che compone il mondo materiale, compreso il corpo umano. Le idee sul mondo non possono essere ingannevoli perché un Dio non ingannatore non potrebbe consentire di farci pensare idee false. Il mondo, allora, è conoscibile perché Dio è il suo garante e creatore. L'ente divino stabilisce una volta per tutte le leggi meccaniche che governano la realtà. Per Cartesio, il mondo diviene una macchina perfetta, costituita da materia e movimento, sottoposta alle leggi di Dio. 


Il meccanicismo cartesiano

Secondo Cartesio, non esistono principi immanenti, come forze che animano la materia dall'interno. Bensì, Dio ha imposto dal di fuori e una volta per tutte una certa quantità di movimento alla materia. Tale concezione è una forma di meccanicismo, poiché il mondo è visto come una grande macchina, dove i movimenti si generano attraverso il contatto tra le parti materiali. Cartesio afferma che il mondo è simile a un orologio caricato una sola volta e perfettamente funzionante perché chi l'ha creato è un essere perfetto. 



Il dualismo: anima-corpo

Nella visione cartesiana, da un lato vi è l'essere umano come corpo (res extensa), visto come una macchina alla stregua degli animali. Dall'altro lato, l'uomo possiede anche un'anima (res cogitans), ossia un'essenza spirituale, libera dalle leggi meccaniche che governano la materia. Stabilita la separazione sostanziale tra l'anima e il corpo, Cartesio cerca di spiegare la loro relazione. Tra la mente e il corpo esiste un rapporto molto stretto, reso evidente dall'interazione tra volontà e azione e dalla natura delle passioni umane. 


La ghiandola pineale

Affinché si possa stabilire un punto di connessione tra anima e corpo, Cartesio deve prima di tutto trovare la collocazione dell'anima. All'interno del trattato Le passioni dell'anima, egli ipotizza che essa si trovi in una parte del cervello, detta ghiandola pineale, dove avverrebbe il contatto tra l'anima e il corpo. Le percezioni, allora, deriverebbero dalla stimolazione della ghiandola pineale da parte degli organi sensibili, attraverso le terminazioni nervose del cervello. A sua volta, la ghiandola invierebbe agli organi di senso i comandi dell'anima (ossia gli atti della volontà). 


Le passioni

Le passioni riguardano la macchina-corpo e le sue reazioni agli stimoli a cui essa è sottoposta. Attraverso l'anima, però, si possono razionalmente governare le passioni e ricondurle sotto esiti eticamente accettabili. Le passioni fondamentali sono sei: amore, ammirazione, odio, desiderio, gioia e tristezza. Tutte quante sono precedute da una passione preliminare, ovvero la meraviglia, che consiste nell'atteggiamento di stupore di fronte a una novità.  

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FAQ - Domande frequenti

Cosa sono le idee fattizie?

Che cos'è la ghiandola pineale?

Perché il dubbio viene detto "iperbolico"?

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