Platone è uno dei filosofi più profondi, uno degli scrittori più influenti e originali del mondo antico. A testimonianza di ciò, basti ricordare che fin dall'antichità a Platone è stato attribuito l'aggettivo "divino". Attraverso la sua filosofia, dalla dottrina delle idee alle teorie sullo Stato ideale, ha lasciato un segno indelebile per l'intera storia del pensiero.
Platone nacque nel 428 a.C. nel cuore dell'aristocrazia ateniese. Infatti, sua madre era imparentata con Crizia, uno dei Trenta tiranni e suo padre apparteneva a una delle famiglie più antiche della città. Platone visse il governo dei Trenta Tiranni, la restaurazione della democrazia e la condanna a morte di Socrate, di cui era stato discepolo. Fu proprio la morte del suo maestro a convincerlo di voler rinunciare all'impegno politico nella sua città. Platone, allora, cominciò a riflettere sulle istituzioni e sulle varie forme di governo. Attraverso la ricerca filosofica voleva trovare una soluzione per rendere lo Stato più giusto e orientato al benessere collettivo. Nel 388 a.C. dopo aver viaggiato per il Mediterraneo, tornò ad Atene e fondò la sua scuola, l'Accademia.
Dialoghi giovanili, anche detti "socratici" in cui è più forte l'influenza di Socrate (399-388 a.C.). | Metodo delle domande e risposte. Socrate non formula alcuna tesi, ma si limita a confutare l’avversario. |
Dialoghi della maturità in cui Platone sviluppa le proprie dottrine con autonomia (387-367 a.C.). | Metodo ipotetico-deduttivo: la dialettica è lo strumento per la dimostrazione e chiarificazione delle ipotesi formulate. |
Dialoghi della vecchiaia in cui Platone rivede e modifica profondamente le proprie posizioni (dal 365 a.C. fino all'anno della morte 348 a.C.). | Metodo diairetico: la dialettica diviene metodo di discussione critica delle ipotesi, nonché metodo di divisione dei concetti esposti tramite i generi della predicazione. |
Platone era molto critico nei confronti della scrittura, il vero filosofo prediligeva l'oralità. Infatti, la parola scritta era imbrigliata e pietrificata, incapace di elevarsi oltre i limiti delle opinioni degli uomini. La parola scritta, quindi, era utile soltanto per la divulgazione del pensiero filosofico. Platone aveva il timore che lo scritto, separandosi dal pensiero vivo, potesse circolare in un modo che l'autore non poteva più controllare, con il rischio di interpretazioni errate e arbitrarie. Sulla base di queste riflessioni, si può ipotizzare che i dialoghi di Platone avessero una funzione divulgativa, anche detta "essoterica", ovvero rivolta ad un pubblico esterno all'Accademia. In parallelo agli scritti, al tempo, dovevano svolgersi le più attendibili lezioni orali, relative alle dottrine chiamate "esoteriche", ovvero quelle che si svolgevano all'interno della scuola platonica.
Se nei dialoghi socratici si sente l'influenza del maestro Socrate, in quelli della maturità, Platone sviluppa una dottrina filosofica autonoma. Platone vuole spiegare come si conosce e che cosa si conosce. Per farlo, presenta due dottrine fondamentali: la dottrina della reminiscenza e la dottrina delle idee. La prima si focalizza sul concetto secondo cui la conoscenza è ricordo, la seconda descrive le idee come enti eterni e immutabili, i veri oggetti della conoscenza. Entrambe le teorie richiedono una nuova teoria dell'anima: essa è immortale e dopo la morte trasmigra da un corpo a un altro.
Si stabilisce la distinzione tra gli enti e le loro qualità. | Esistono dei modelli ideali (le Idee) distinti dagli oggetti reali. Ad esempio, le singole cose belle non coincidono con l'idea di bellezza. |
Si stabilisce che la conoscenza è un ricordo dell'anima. | L'anima, infatti, conosce le idee prima di incarnarsi nel corpo. |
La virtù viene contrapposta alla retta opinione dei politici. | Esiste una differenza tra politici e filosofi: i primi posso talvolta avere un'opinione corretta ma non possiedono il sapere, mentre i secondi conoscono il bene e possono insegnarlo. |
Nel Fedro, Platone colloca le Idee nell'Iperuranio (letteralmente "al di là del cielo"). Si può ipotizzare che l'Iperuranio sia uno stato o una condizione dell'essere e non uno spazio fisico. Platone introduce le idee per individuare un sapere comune e universale. Platone afferma che esistono idee di valori (come la bellezza, il bene, la giustizia) e idee matematiche (numeri, figure geometriche). Dunque, alla base della nostre idee di bene, di bellezza, di giustizia, di uguaglianza, vi sarebbero enti eterni e immutabili. L'idea di bene è l'idea suprema, essa è il principio della scienza e della verità. È grazie al bene che le idee sono conoscibili e per il loro stesso essere, tutte le idee dipendono dall'idea di bene.
Se la vera conoscenza è reminiscenza di ciò che l'anima ha conosciuto prima di incarnarsi, allora il sapere non dipende dall'esperienza. Quest'ultima al massimo può aiutare a ricordare ma non costituisce il vero senso del sapere. La concezione platonica che illustra la tripartizione dell'anima è spiegata nel Fedro, attraverso Il mito del carro e dell'auriga. Per Platone, la situazione migliore è quella in cui la ragione domina sulle altre parti.
Il mito della caverna è un'analogia che illustra la condizione umana e la possibilità di elevarsi verso la verità, attraverso un cammino conoscitivo. La situazione di partenza degli uomini è paragonata a quella dei prigionieri. Essi vivono fin da bambini in una caverna sotterranea, con le gambe e il collo incatenati, senza potersi voltare. La salita che conduce alla loro libertà si trova alle loro spalle. Poco lontano da loro, vi è un fuoco che arde e davanti ai prigionieri è posto un muretto, da cui sporgono oggetti e statuette (pístis). Queste vengono mosse da alcune persone, nascoste dietro il muretto, che i prigionieri non possono scorgere. In questa situazione, i prigionieri possono vedere soltanto le ombre di se stessi e degli altri oggetti proiettati sulla parete della caverna.
Platone immagina che un prigioniero liberato sia immediatamente costretto ad alzarsi, ad alzare lo sguardo verso la luce. Inizialmente, abituato all'oscurità, il prigioniero soffre, viene accecato dalla luce (diánoia). Ora ha la possibilità di guardare gli oggetti reali, ma può farlo soltanto gradualmente. Allora, il prigioniero comincerà a scoprire la realtà del mondo, osservando le ombre, poi le immagini riflesse nell'acqua, il cielo durante la notte e infine il Sole. La luce del Sole è ciò che rende tutto chiaro e distinto, è la condizione del vero sapere (nóesis).
Nella Repubblica, Platone illustra come dovrebbe essere uno Stato ideale. In base all'analogia tra città e anima, se questa è divisa in tre parti, anche la città avrà tre virtù cardinali distinte. L'anima desiderativa sarà quella di contadini e artigiani, l'anima animosa corrisponderà a quella dei soldati-guardiani e l'anima razionale a quella dei governanti. Si deve ritenere che negli individui distribuiti tra le varie classi, prevalga la parte dell'anima corrispondente alla loro funzione. Tanto nell'anima, quanto nella città, l'ingiustizia è data dal contrasto tra le parti, ovvero quando la parte desiderativa, che per natura è destinata a servire, pretende di dominare.
Le donne devono poter svolgere le stesse funzioni degli uomini. |
I guardiani (soldati) vivranno in comune e non potranno avere una famiglia. Per questa ragione, anche i figli dei guardiani saranno comuni e non potranno conoscere i loro genitori. Questo affinché non si stabiliscano legami personali familiari che minaccino l'unità della città. |
I filosofi devono regnare come governanti oppure i signori e i re si dovranno dedicare alla filosofia. |
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La Repubblica.
La dottrina delle idee e quella della conoscenza come reminiscenza.
Socrate.
Beta