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Insegnante: Elisabetta

Riassunto

Parmenide

​​In breve

Parmenide può essere considerato il fondatore dell'ontologia, quell'indagine filosofica che si concentra maggiormente sull'essere. La sua filosofia è fondamentale perché mette al centro un oggetto puramente razionale, identico e immobile. La sua filosofia considera il mondo materiale un'illusione, la verità è divina e soltanto pochi eletti possono arrivare a conoscerla. Zenone, discepolo prediletto di Parmenide, difende le tesi del maestro, attraverso i suoi celebri paradossi. 


La ricerca della verità

Parmenide è vissuto tra la fine del VI e la metà del V secolo a.C. a Elea, colonia ionica vicino Paestum. L' unica opera parmenidea di cui si ha testimonianza è un proemio scritto in esametri, dal titolo  Sulla natura. Attraverso questo scritto, Parmenide introduce il tema della verità. Quest'ultima ha un carattere divino ed è lontana dal mondo degli uomini. Di conseguenza, per gli umani la verità è raggiungibile soltanto attraverso mezzi eccezionali. La Dea è il personaggio protagonista del proemio parmenideo. Essa ha il compito di introdurre la differenza tra verità (alétheia) e opinione (doxa). La verità è definita come perfetta, unica e sferica, ovvero non ha lati o angoli in cui potersi suddividere. Al contrario, l'opinione è mutevole e molteplice, dunque priva di valore conoscitivo. 


Le tre vie che gli uomini possono intraprendere nella ricerca del sapere


  • ​La via dell'essere: ciò che è e che non è possibile che non sia.


  • La via del non essere: ciò che non è e che non è possibile che sia.


  • La via dei mortali: essere e non essere vengono sovrapposti.



L'essere parmenideo

Per Parmenide, il regno dell'essere coincide con il campo della verità assoluta. L'essere, infatti, non ha a che fare con il regno della sensibilità, ovvero con ciò che gli uomini percepiscono come reale. L'essere è ciò che non si mescola mai con il suo contrario, è "ciò che è" in senso proprio. 


Le caratteristiche dell'essere

Unico:  l'essere è unico poiché non può esistere più di un essere
Ingenerato e incorruttibile: l'essere non può essere generato perché altrimenti dovrebbe derivare o dal non essere, il che è impossibile, o dall'essere, ovvero da se stesso, il che è assurdo. L'essere non può morire perché non può non essere
Immobile e immutabile: non può cambiare il suo stato, quindi non ha passato né futuro.
Limitato:  l'essere è limitato nel senso di completo perché se esso fosse infinito e senza limiti, nel cosmo non ci sarebbe né ordine né senso.
Indivisibile: l'essere deve essere intero e uniforme perché se esso venisse suddiviso in parti, queste sarebbero diverse tra loro. 



L'inganno dei sensi e la doxa

L'opinione coincide con ciò che gli uomini comuni ritengono vero, essa però non corrisponde alla profonda realtà delle cose. L'essere e l'apparire non coincidono, vi è una separazione netta tra realtà fisica ed essere. Dunque, ogni discorso fattuale sull'ordine del mondo,  afferrabile attraverso i sensi, non può essere vero. La filosofia di Parmenide invita a superare il nostro modo comune e ingenuo di guardare il mondo, attraverso una faticosa e rigorosa ricerca razionale. 



Zenone: il discepolo di Parmenide

Zenone di Elea, discepolo di Parmenide, cercò di difendere gli assunti filosofici del suo maestro, attraverso la tecnica del paradosso (paradoxos). Il paradosso è una tipologia di ragionamento, in cui le conclusioni sono in contraddizione con le premesse di partenza. Zenone procede attraverso una dimostrazione per assurdo, nella quale cerca di negare la molteplicità delle cose e il loro movimento. 


Primo paradosso: l'argomento dello stadio

Un oggetto che vuole muoversi da A verso B, prima di arrivare a B, dovrebbe occupare un punto B', posto a metà tra A e B. E prima di arrivare a B', dovrà occupare un punto intermedio tra A e B' e così all'infinito. In questo paradosso è descritta l'impossibilità di raggiungere B e quindi viene dimostrata l'illusione del movimento.


Confutazione del primo paradosso

A fondamento dell''argomento dello stadio, vi è l'idea che se lo spazio è divisibile, debba esserlo all'infinito. Allora i punti infiniti spaziali non possono essere percorribili in un tempo finito e il movimento è un'illusione. Aristotele confuta tale concezione, separando il piano del pensiero da quello della realtà. Infatti, lo spazio infinito è un'ipotesi appartenente al piano logico, mentre lo spazio finito è ciò che esiste sul piano del reale. Quindi secondo Aristotele, si può effettivamente raggiungere il punto B.


Secondo paradosso: l'argomento di Achille e la tartaruga

Achille è il più veloce degli uomini e si impegna in una gara di corsa con una tartaruga, l'animale più lento. Achille parte con un leggero svantaggio rispetto alla tartaruga. Zenone afferma che Achille non riuscirà mai a raggiungere la tartaruga perché egli dovrà sempre passare per un punto occupato in precedenza dalla tartaruga, mentre essa, si sarà già spostata più avanti. Alla base di questo argomento, vi è la credenza che, se lo spazio è infinito, un corpo che si muova in un tale spazio, non potrà mai raggiungere la meta. Dunque, per quanto la distanza tra i due possa ridursi, Achille non potrà mai raggiungere  la tartaruga. 


Confutazione del secondo paradosso

Aristotele riesce a confutare anche il secondo paradosso. Qui vale lo stesso ragionamento utilizzato per smentire l'argomento precedente. Infatti, lo spazio infinito non appartiene al piano delle cose reali. In conclusione, dunque, Achille potrà raggiungere la tartaruga. 


Terzo paradosso: l'argomento della freccia

Per Zenone, una freccia in movimento che va da A a B, occupa sempre uno spazio determinato, in un istante di tempo determinato. Se il tempo è una successione di istanti, in ogni istante la freccia sarà ferma. La possibilità di postulare tale argomento, è data dalla particolare concezione del tempo di Zenone. Infatti, il tempo per lui coincide con una serie di istanti immobili. Con tale paradosso, Zenone vuole dimostrare, ancora una volta, l'illusione del movimento.


Confutazione del terzo paradosso

Aristotele confuta l'argomento della freccia di Zenone, affermando che il suo concetto di tempo è errato. Infatti, il tempo non consiste in una serie di istanti immobili, bensì esso è una sequenza continua. 

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FAQ - Domande frequenti

Chi era Zenone di Elea?

Perché Parmenide è considerato il padre dell'ontologia?

In quale città visse Parmenide?

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