I pensatori della Scuola di Mileto sono i primi che postulano principi di tipo fisico per spiegare il mondo. Talete vede il principio primo nell'acqua, Anassimandro nell'ápeiron illimitato, Anassimene nell'elemento dell'aria. Successivamente, attraverso la Scuola di Pitagora, i numeri divengono gli elementi che compongono la materia. Infine, con Eraclito si afferma l'unità che emerge dal conflitto e dai contrari, dove ogni cosa è in mutamento e si identifica con il suo opposto.
La Scuola di Mileto è stata la prima scuola filosofica mai documentata. Situata a Mileto, colonia greca della Ionia, divenne un centro culturale, nel quale si incrociavano concezioni religiose e intellettuali, provenienti dall'Oriente e dal Mediterraneo. Gli intellettuali che ne facevano parte si erano gradualmente emancipati dalle credenze religiose per indagare razionalmente la natura (physis). Il concetto di natura abbracciava un ampio spettro di elementi, infatti non coincideva soltanto con ciò che era naturale ma comprendeva la totalità delle cose generate. Tale totalità era organizzata e retta da un principio chiamato archè. La natura, intesa come materia, era composta da quattro elementi: acqua, terra, fuoco e aria.
Secondo la Scuola di Mileto, la materia era in continuo mutamento. Per questi filosofi, la mutevolezza della natura non equivaleva a disordine, bensì comportava la necessità di un principio stabile e uniforme. Tale principio non doveva essere soggetto ai cambiamenti dell'esperienza. Dunque vi era sempre un principio ordinatore, sotto l'apparente caoticità mutevole della materia.
Talete visse nella seconda metà del VII secolo a.C. a Mileto, dove fondò la sua scuola filosofica. Viene considerato uno dei Sette Sapienti per ricchezza di interessi e di conoscenze. Il principio primo per Talete era l'acqua, elemento importante perché rendeva possibile la vita e la crescita di tutte le cose viventi. Talete considera l'acqua non come un elemento divino, bensì come principio fisico alla base del mutamento. Dunque, l'acqua è l'elemento materiale che non cambia la propria natura (principio), pur essendo alla base di tutti i cambiamenti. Inoltre, Talete sosteneva che fosse proprio l'acqua a far da sostrato alla Terra. Egli infatti riteneva che il pianeta galleggiasse nell'acqua senza cadere.
Anassimandro è il secondo esponente della Scuola di Mileto, discepolo di Talete, nacque tra il 610 e il 609 a.C. Egli, a differenza di Talete, non riteneva possibile che l'archè potesse coincidere con uno dei quattro elementi (aria, fuoco, acqua, terra). Questi, infatti, erano tutti peculiari, soggetti a mutamento e degenerazione. Segue che i quattro elementi non potevano fungere da principio originario stabile: bisognava postulare un principio esterno ad essi. Tale principio viene chiamato ápeiron (termine composto da alpha privativo e péras "limite", ovvero "senza limite"), esso era ingenerato, eterno, precedente la materia stessa. Aveva la caratteristica di essere indefinito e non soggetto a forma o confine. Esso era un'unità da cui si sono generati, mediante separazione, i contrari. Le cose che sono nate a partire dall'ápeiron, sono sostanze materiali concrete, le quali hanno capacità di presentarsi, attraverso lo stabilirsi di un equilibrio dinamico.
Anassimene visse tra il 580 a.C. e il 525 a.C. e fu il terzo naturalista della Scuola di Mileto. La sua ricerca filosofica cercò un punto di incontro tra la concezione del suo maestro Anassimandro e quella di Talete. Il principio primo di tutte le cose, era da ricercarsi nell'aria, una sostanza fisica e concreta, infinita nella sua estensione ma comunque presente nel mondo. Tale concezione rendeva il principio di Anassimene molto diverso dall'ápeiron di Anassimandro. L'aria, attraverso i processi di rarefazione e condensazione, dava origine ai quattro elementi.
Pitagora nacque a Samo nel 570 a.C. circa, ma visse gran parte della sua vita a Crotone, colonia della Magna Grecia, dove fondò la sua scuola filosofica. A Pitagora vennero attribuiti viaggi in Oriente e saperi che poi diffuse all'interno della sua cerchia filosofica. Di Pitagora non si è conservato nulla di scritto. Lo stesso teorema matematico che gli si attribuisce, in realtà, fu quasi certamente opera di pensatori appartenenti alla sua scuola. Il suo sapere scientifico era molto probabilmente mescolato a una componente rituale e religiosa. Pitagora fu senza dubbio una personalità eccentrica e carismatica, paragonata a quella degli sciamani. Importante fu la sua teoria sull'immortalità dell'anima e della sua trasmigrazione (Metempsicosi). La teoria sulla trasmigrazione dell'anima affermava che, dopo la morte, l'anima poteva incarnarsi in corpi umani o animali, a seconda dei propri meriti.
I discepoli della Scuola di Pitagora si distinguevano in due gruppi: Matematici e Acusmatici. Il significato di questa differenziazione non è chiaro. Gli Acusmatici probabilmente erano quelli che ascoltavano gli akoúsmata (ciò che è udito), ovvero brevi frasi, regole o ammonimenti pronunciati dal maestro. Queste sentenze consistevano nelle tre domande: "Che cos'è?", "Che cosa è meglio?", "Che cosa si deve e non si deve fare?". I Matematici erano quei discepoli che potevano discorrere ed entrare in contatto con il maestro. Ad essi venivano rivelate le verità più importanti della dottrina pitagorica: máthema era il contenuto dell'insegnamento, comprendente argomenti come geometria, musica e altri temi .
Per i Pitagorici i numeri andavano a costituire la materia. Il numero pari era considerato imperfetto perché illimitato, infatti dava origine a figure incomplete, alle quali era sempre possibile aggiungere qualcosa. Il numero dispari era perfetto perché limitato, poteva costituire una figura chiusa e definita. Il numero dieci (tetraktys) era considerato il numero perfetto.
Eraclito visse tra il VI e il V secolo a.C. ad Efeso, in Asia minore. Dei suoi scritti, si sono conservati circa 130 frammenti, costituiti da una serie di aforismi, scritti in un linguaggio ambiguo e misterioso. Eraclito introdusse il concetto di lógos, accomunato metaforicamente al fuoco, come principio regolatore del cosmo. Infatti, l'universo si è costituito attraverso le trasformazioni del fuoco, capace di generare tutti gli altri elementi. Il fuoco veniva usato da Eraclito come metafora, esso serviva a esemplificare il meccanismo dinamico di creazione e distruzione. Vi era un continuo fluire ("tutto scorre"), dove ogni elemento poteva mutare nel suo contrario. In questo modo, gli eterogenei potevano identificarsi tra loro, in modo continuo e armonico. "Pólemos (guerra) è padre di tutte le cose", questa è un'altra frase molto importante attribuita a Eraclito. Il conflitto, in questo caso, era all'origine di tutto, esso provocava la distruzione di alcune cose e l'ascesa di altre. Attraverso il conflitto veniva regolata l'alternanza. Per il filosofo di Efeso, tutto era unito nel mutamento, quindi non esisteva una reale differenza tra elementi apparentemente eterogenei. Chi non accettava tale verità, conosceva il mondo attraverso l'opinione (doxa) una forma di conoscenza imperfetta e illusoria poiché basata su un punto di vista conoscitivo parziale.
Perché afferma che l'unità del mondo è immersa in un fluire incessante.
Il numero perfetto è il dieci (in greco tetraktys).
Talete, Anassimandro e Anassimene.
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