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L'Epopea di Gilgamesh

L'Epopea di Gilgamesh

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Insegnante: Chiara

Riassunto

L'Epopea di Gilgamesh

In poche parole

L'Epopea di Gilgamesh narra le vicende del re mesopotamico Gilgamesh alla ricerca dell'immortalità. Si tratta di uno dei poemi epici più antichi conosciuti, se non addirittura il più antico in assoluto, e rappresenta il punto di partenza nello studio del genere epico.



1. La storia

Venuta alla luce nell'Ottocento, l'Epopea di Gilgamesh viene fatta risalire al III millennio a.C. circa, anche se nel corso dei secoli vide diverse modifiche e varianti. Gli studiosi sostengono che la sua versione più stabile venne prodotta intorno al 1200 a.C. e che si diffuse nel corso del I millennio a.C. Alcuni studiosi ritengono che la figura di Gilgamesh sia ispirata a un re realmente esistito, altri invece sostengono che si basi su una divinità venerata in Mesopotamia in quei secoli. Per le vicende narrate, l'Epopea di Gilgamesh rappresenta un primissimo esempio di letteratura epica, avendo infatti alcune caratteristiche tipiche delle opere epiche prodotte successivamente. Basti pensare alla figura del semidio, oppure al tema del viaggio, affrontato per esempio da Ulisse nell'Odissea. Si può inoltre notare come compaiano narrazioni mitologiche, come quella del Diluvio Universale, che è possibile trovare anche nella Bibbia.



2. La trama

Gilgamesh, giovane e bellissimo semidio, è il re della città di Uruk, in Mesopotamia. Gli abitanti della città, stanchi di lui, pregano le divinità di aiutarli: così, gli dèi creano Enkidu, allo scopo di contrastare Gilgamesh. Selvaggio e animalesco, Enkidu vive su una montagna vicino ad Uruk, lontano dagli uomini, ma un giorno conosce una donna e si riscopre umano. Decide di raggiungere Uruk per incontrare Gilgamesh e sfidarlo. Lo scontro si conclude in parità e i due stringono un fortissimo legame di amicizia che li spinge a intraprendere avventure insieme. Invincibili, uccidono il gigante Humbaba e il Toro Celeste, ma gli dèi, iracondi, decidono di infliggere una punizione ad Enkidu, che muore dopo aver contratto una malattia. Gilgamesh si ritrova così in balia del dolore per la perdita dell'amico e della paura di fronte alla prospettiva della morte. Decide dunque di andare alla ricerca dell'immortalità e si presenta dinanzi a Utnapishtim, sopravvissuto al Diluvio Universale e unico uomo al quale gli dèi abbiano concesso l'immortalità. Da lui Gilgamesh scopre l'esistenza di una pianta presente sul fondo del mare in grado di donare la vita eterna, ma una volta trovata, questa viene mangiata da un serpente. Gilgamesh fa quindi ritorno ad Uruk a mani vuote, accettando però la propria mortalità.

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