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Il Duecento e il Trecento

Le origini della letteratura italiana

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Insegnante: Martina

Riassunto

Le origini della letteratura italiana 

In poche parole

Nel XIII secolo, scrittori e poeti nella penisola italiana iniziano ad utilizzare il volgare, anziché il latino, per comporre le loro opere. Il volgare era la lingua parlata dal popolo: scegliendolo, gli autori potevano rivolgersi ad un pubblico più ampio. È con questo passaggio linguistico che ha inizio la letteratura italiana.


La letteratura delle origini

La poesia religiosa

Le prime opere in volgare furono di argomento religioso: le laudi erano componimenti in versi in lode di Dio, della Vergine o dei santi. I primi a comporre laudi furono i membri dei movimenti religiosi riformatori che si formarono nel XIII secolo in risposta a una crescente corruzione della chiesa. Il primo esempio di lauda in volgare che ci è giunto è il Cantico delle Creature di San Francesco d'Assisi.


La scuola siciliana

All'inizio del XIII secolo, il centro culturale più importante d'Italia era la corte di Federico II di Svevia, a Palermo. Qui nacque la prima scuola poetica della penisola italiana, la scuola siciliana. Essa ebbe il merito di conferire importanza e dignità al volgare siciliano. Il tema principale dei siciliani era l'amore cortese, un rapporto per il quale l'uomo diventa vassallo e adoratore della donna amata, la quale sembra sempre irraggiungibile. 


Nota bene: Il sonetto, che comparve per la prima volta nella scuola siciliana con Jacopo da Lentini, divenne poi uno dei metri più tipici della letteratura italiana. Si tratta di un componimento in rima formato da 2 quartine (strofe da 4 versi) e 2 terzine (strofe da 3 versi).


Il "dolce stil novo"

Alla fine del Duecento prese avvio in Toscana un movimento poetico che fu detto "Dolce stil novo" in quanto si proponeva un rinnovamento di stile e contenuto rispetto alla scuola siciliana. Il primo esponente fu il bolognese Guido Guinizzelli, e i maggiori rappresentanti furono Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. L’argomento centrale è sempre l’amore, ma purificato da ogni sensualità: è una forza spirituale che eleva a Dio. La donna amata è paragonata a un angelo, è l’elemento di congiunzione tra Dio e l’uomo, capace di dare salvezza e beatitudine. Il linguaggio degli stilnovisti è elegante, raffinato e melodioso, poiché la loro poesia è destinata ai nobili d'animo.


La poesia comico-realistica

​Sempre in Toscana, negli stessi anni, si sviluppò il genere comico-realistico, che, contrapponendosi allo stilnovo, vuole rappresentare gli aspetti più comuni della vita quotidiana. Il linguaggio è quindi colorito, anche con espressioni volgari. Il tema resta l'amore, ma trattato come pura passionalità. La donna non è più un angelo, ma è terrena e talvolta truffatrice. Altri temi sono il gioco, il cibo e il vino, la rabbia e la critica contro diversi aspetti della vita quotidiana. I maggiori esponenti furono Cecco Angiolieri, Rustico Filippi e Folgore da San Gimignano.


Nota bene: In questi anni si sviluppa anche la prosa, soprattutto con le cronache, che raccontano della vita cittadina, e i libri di viaggio che riportano le avventure dei mercanti all'estero (un esempio è il Milione di Marco Polo).


Le "tre corone"

Il medioevo è stato un'epoca importante per la letteratura italiana. È a quel tempo, infatti, che si sono formati i padri della nostra letteratura nazionale, definiti le “tre corone”: Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. Questi autori si situano in un periodo di transizione (il Trecento) non solo per quanto riguarda la civiltà ed il suo sistema di valori, che vede la borghesia aumentare d'importanza,  ma anche per la letteratura e la visione del mondo. Petrarca, in particolare, darà il via all'Umanesimo con la sua riscoperta del valore degli autori classici, considerati portatori di un sapere universale. Boccaccio, invece, si farà portatore di valori tipici della borghesia comunale, come l'intelligenza pratica e l'intraprendenza. 


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Che cos'è il Dolce stil novo?

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