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Nazionalismi e imperialismo tra Otto e Novecento

Nazionalismi e imperialismo tra Otto e Novecento

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L'età del bronzo e il Mediterraneo


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Insegnante: Priscilla

Riassunto

Nazionalismi e imperialismo tra XIX e XX secolo

In breve

L'Europa industrializzata di fine Ottocento e inizio Novecento era il centro del mondo; nazionalismo e imperialismo dettavano le politiche globali. Gli Stati Uniti acquisivano potere economico e politico e autonomia. La Cina era debole e aperta all'influenza europea, mentre il Giappone si espandeva. 



Il quadro generale

Tra fine Ottocento e inizio Novecento si diffuse un forte spirito nazionalista, di identità nazionale e appartenenza: un sentimento che non toccò solo gli intellettuali ma anche la classe popolare. Il nazionalismo dava alle persone un obiettivo comune, unendole e allo stesso tempo contrapponendole alle altre nazioni. Ognuno esaltava la superiorità della propria patria.  



Gli eventi

Il senso di appartenenza alla nazione era uno strumento utile per i governi. A fine Ottocento più persone potevano votare grazie all'allargamento del suffragio e i nazionalismi fornivano un motivo alle guerre che i regnanti volevano condurre: le altre nazioni erano inferiori e ostili, occorreva sconfiggerle. Questo spirito venne diffuso attraverso l'educazione scolastica e la formazione nell'esercito. I nazionalismi nascondevano mire imperialiste: i Paesi industrializzati (Germania, Francia, Inghilterra, Italia, Belgio, Russia, Stati Uniti e Giappone) acquisirono tecnologie che permisero l'espansione ai danni di Stati più arretrati.


Ricorda: nel 1859 venne pubblicata "L'Origine delle specie" di Darwin, che affermava che le specie viventi evolvessero secondo il principio della selezione naturale di caratteri ereditari. I darwinisti sociali e i promotori del nazionalismo alterarono questa interpretazione proponendo la legge del più forte: chi era più potente doveva governare e sottomettere i più deboli. Anche il pensiero di Nietzsche sul "superuomo" venne travisato: esisteva un uomo superiore capace di comandare sugli altri. Si diffusero idee razziste. 


L'IMPERO OTTOMANO

Mentre i Paesi occidentali si espandevano, l'Impero ottomano viveva una crisi irreversibile. La Serbia (1878) e la Grecia (1830) erano già diventate autonome. Gli Stati europei ne approfittarono. Il crollo divenne evidente con la Costituzione ottomana del 1876, con cui i cittadini sperarono di staccarsi dall'Impero, e con il colpo di Stato dei Giovani Turchi, che volevano imporre il dominio turco. A questi si opponevano gli Arabi. La situazione peggiorò con le sconfitte di inizio Novecento nella guerra italo-turca (1911-1912) e nelle guerre balcaniche (1912-1913), dove Austria-Ungheria e Russia volevano espandersi.


L'AFRICA E IL COLONIALISMO

Tra il 1884 e il 1885, alla conferenza di Berlino, si decise la spartizione dell'Africa in colonie. Il continente africano fu quasi completamente conquistato. Divenne dipendente dalla potenze europee, che stabilivano cosa produrre e acquistare. Nel 1899 in Sudafrica scoppiò una guerra tra Boeri (discendenti dei coloni Olandesi) e Inglesi: uno scontro tra bianchi per il controllo di risorse. Dopo la vittoria degli Inglesi e la nascita dell'Unione Sudafricana, vennero imposte leggi discriminatorie contro i neri: nel 1933 iniziò l'apartheid ("separazione").


IL COLONIALISMO EUROPEO IN ASIA

Anche l'Asia fu interessata dall'espansionismo europeo. In Cina il protezionismo del Celeste Impero impediva di aprire il commercio all'estero. La Gran Bretagna aveva tentato di penetrare nel territorio per commerciare l'oppio, un prodotto che creava tensioni in Cina e a cui l'Imperatore (dinastia Qing) tentò di opporsi, scatenando le due guerre dell'oppio (1839-1842 e 1856-1860). La vittoria degli Inglesi diede inizio al dominio coloniale europeo in Cina (trattato di Nanchino e Tientsin): Hong Kong passava alla Gran Bretagna e venivano aperti nuovi porti commerciali. La popolazione fu danneggiata dai trattati ineguali imposti dagli europei: scoppiarono rivolte come quella dei Boxer (1900), repressa. Nel 1905 Sun Yat-sen fondò il Partito nazionalista del popolo (Guomindang) che nel 1911 portò alla caduta dell'ultimo Imperatore cinese e alla nascita della repubblica cinese.

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Gli imperi coloniali tra Otto e Novecento


Ricorda: la Francia si stava espandendo in Indocina, la Gran Bretagna acclamava la Regina Vittoria Imperatrice dell'India sopprimendo la Compagnia delle Indie, mentre l'Olanda confermava il suo controllo in Indonesia.


In Giappone, nel 1868 l'imperatore Mutsuhito avviò un governo illuminato (periodo Meiji) che mirava alla modernizzazione del Paese e all'accentramento del potere nelle proprie mani: nacque una monarchia costituzionale e iniziò il processo di industrializzazione che rese il Giappone una potenza in espansione.


GLI STATI UNITI: UNA NUOVA POTENZA

Il 2 dicembre 1823, con il presidente americano James Monroe, gli USA rivendicarono l'egemonia politica e territoriale su tutto il continente americano. La dottrina Monroe stabiliva che le Americhe non sarebbero più state territorio di colonizzazione europea e ogni intromissione era considerata un attacco alla sicurezza statunitense: iniziò l'imperialismo degli USA. Nella seconda metà dell'Ottocento fu avviato un processo di industrializzazione e una politica protezionista.


Ricorda: nel 1865 si era conclusa la guerra di secessione. Il successivo progresso americano fu rapido ed ebbe un impatto enorme sul nuovo ordine mondiale. 


A fine Ottocento, gli USA conquistarono le Hawaii, le Filippine e Portorico, sottraendoli agli Spagnoli. Il presidente americano Theodore Roosevelt stabilì che gli USA sarebbero potuti intervenire in tutti gli Stati americani per difendere i propri interessi politici ed economici (corollario Roosevelt). Gli USA miravano a un controllo economico attraverso monopoli commerciali e si sentivano investiti della missione di portare civiltà e progresso nel mondo ("destino manifesto"). 


LA RUSSIA: TRA COLONIALISMO E RIVOLUZIONE​

In Russia, il processo di industrializzazione venne avviato senza grandi successi e sorsero questioni sociali, ispirate anche alle dottrine marxiste (lotta del proletariato, controllo dei mezzi di produzione).

Per sopperire alle difficoltà economiche la Russia iniziò a colonizzare l'Asia, competendo soprattutto con il Regno Unito in Iran, Afghanistan e in Asia Centrale (Grande Gioco). L'espansione si interruppe con la guerra russo-giapponese (1904-1905).

Il 22 gennaio 1905 il popolo, fiaccato dalle difficoltà, si ribellò (rivoluzione del 1905). Lo zar concesse una Costituzione e un Parlamento, ma li revocò dopo poco. 

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Vignetta satirica che ritrae l'emiro dell'Afghanistan circondato dall'orso russo e dal leone britannico, simbolo del Grande Gioco

    


Le conseguenze

Tra fine Ottocento e inizio Novecento la pace tra gli Stati europei si reggeva su equilibri instabili. La crisi di sovrapproduzione (1873-1896) e i nazionalismi spinsero i Paesi verso politiche imperialiste, sostenute da ideologie razziste. Iniziavano a emergere i grandi sistemi di alleanze che avrebbero segnato il primo Novecento: la Triplice Alleanza nel 1882 (Germania, Italia e Austria-Ungheria) e la Triplice Intesa nel 1907 (Francia, Inghilterra e Russia). Presto le spinte conflittuali avrebbero portato alla Prima Guerra Mondiale.

A inizio Novecento la Gran Bretagna aveva l'impero coloniale più forte. L'Europa era al centro del mondo, ma l'ascesa di Stati Uniti e Giappone anticipava gli eventi del XX secolo. L'Impero ottomano volgeva verso la fine. In Russia emergevano le tensioni sociali che avrebbero portato alla rivoluzione del 1917. Il processo di decolonizzazione, invece, si sarebbe compiuto solo dopo la Seconda Guerra Mondiale.

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