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L'Italia liberale

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Insegnante: Massimiliano

Riassunto

L'Italia liberale

In breve

Il periodo della storia d'Italia che va dalla proclamazione dell'Unità d'Italia al primo decennio del Novecento è noto come periodo liberale. In esso, governarono Destra e Sinistra storiche, Crispi. Alla crisi di fine secolo seguì l'Età giolittiana.



Le premesse

Dal 1861 l'Italia era un regno unitario, ma non erano ancora state conquistate le "terre irredente" (il Lazio papale, protetto dai Francesi, e il Nord-est, austriaco). Vi erano forti diseguaglianze tra i vecchi Stati italiani, in cui si parlavano i dialetti locali. L'alfabetizzazione era scarsa. Iniziò così un processo di cosiddetta  "piemontesizzazione": le istituzioni del regno di Sardegna (Parlamento, re, Statuto albertino, province) vennero estese all'Italia, che fu accentrata. Venne adottata una moneta unica, la lira.



Gli eventi


LA DESTRA STORICA

Dal 1861 il governo fu in mano alla Destra storica, lo schieramento parlamentare di Cavour formato da monarchici, aristocratici e proprietari terrieri. Il governo cercò il pareggio di bilancio, aumentò le tasse e favorì il libero commercio (danneggiando le industrie del Sud). Introdusse la leva militare obbligatoria, a cui il Sud rispose con il brigantaggio, contro cui venne inviato l'esercito (1861-1865). La legge elettorale era censitaria: solo il 2% della popolazione votava. La Destra si alleò con la Prussia contro l'Austria: con la Terza guerra d'indipendenza italiana, l'Austria dovette cedere all'Italia Mantova, Veneto e Friuli (1866). Nel 1865 la capitale passò da Torino a Firenze. Nel 1870 dopo la sconfitta francese a Sedan, anche Roma venne annessa all'Italia (20 settembre, "presa di Porta Pia"). Gli altri stati non accettarono questa annessione. Nel 1868 una tassa sul macinato (farine) causò disordini e proteste popolari, indebolendo il governo. Dal 1869 gli Italiani ottennero alcune basi nel Corno d'Africa (che nel 1890 divennero la colonia d'Eritrea) e imposero un protettorato sulla Somalia (colonia dal 1905).


LA SINISTRA STORICA

Dal 1876 la Destra perse la maggioranza: il re affidò il governo ad Agostino Depretis, della Sinistra storica (mazziniani e garibaldini, di tendenze repubblicane), che cercò anche l'appoggio di deputati della Destra (trasformismo). Vennero attuate importanti riforme: l'istruzione elementare fu resa obbligatoria, venne abolita la tassa sul macinato, fu esteso il diritto al voto (il numero di elettori quadruplicò). Una politica economica protezionista favorì lo sviluppo dell'industria al Nord, ma causò malcontento tra gli agricoltori del Sud e i consumatori. Nel 1882, per uscire dall'isolamento, l'Italia strinse la Triplice Alleanza con Germania e Austria.


CRISPI

Dal 1887 il governo fu diretto dall'ex garibaldino Francesco Crispi, autoritario e accentratore, ammiratore del cancelliere tedesco Bismarck. Egli represse con durezza gli scioperi del 1893-94 (Fasci siciliani), ma estese ulteriormente il suffragio e introdusse un nuovo codice penale (codice Zanardelli, 1890) che abolì la pena di morte e riconobbe il diritto di sciopero. Crispi si dedicò all'espansione coloniale: nel 1896 l'Italia tentò di conquistare l'Abissinia (Etiopia), ma nella battaglia di Adua gli Italiani vennero sconfitti. Crispi si dimise.


LA CRISI DI FINE SECOLO

Tra Ottocento e Novecento scoppiarono gravi proteste e salirono le tensioni: nel 1898 il generale Bava Beccaris, appoggiato dal re, cannoneggiò sulla folla che protestava a Milano. Si succedettero alcuni governi autoritari, che tentarono di limitare il potere del Parlamento. Nel luglio 1900 il re Umberto I venne assassinato a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci.


GIOLITTI

Il nuovo re Vittorio Emanuele III affidò il governo al liberale Giovanni Giolitti, presidente del consiglio quasi ininterrottamente fino al 1914. Egli attuò delle riforme per ottenere la pace sociale: vennero introdotti dei limiti al lavoro di donne e minori, furono introdotti il riposo settimanale, coperture assicurative e pensionistiche. Le scuole elementari, le ferrovie e le nuove compagnie telefoniche furono statalizzate. Nel 1912 venne introdotto il suffragio universale maschile.


Ricorda: con l'allargamento del suffragio in tutta Europa, nacquero i moderni partiti di massa (i primi furono socialisti e cristiani).


Lo Stato sostenne lo sviluppo industriale (nacquero l'ILVA e la FIAT). Industriali e nazionalisti spinsero per un nuovo tentativo coloniale: nel 1911 l'Italia fu in guerra contro l'Impero ottomano, conquistando Libia, Rodi e isole greche del Dodecaneso (trattato di Losanna, 1912). Giolitti impiegò corruzione e clientelismo per assicurarsi i voti, e passò da un'alleanza con i socialisti all'appoggio dei cattolici nel 1913, quando questi ultimi si accordarono con i liberali per evitare una vittoria elettorale socialista (patto Gentiloni). Alcuni liberali criticarono questa manovra, portando Giolitti alle dimissioni nel 1914.


Le conseguenze

  • Dopo la guerra al brigantaggio, in Sicilia si rafforzò e sviluppò la mafia;
  • nel 1866 l'Austria mantenne Trento e Trieste. La Triplice Alleanza fu dunque criticata dagli irredentisti;
  • dal 1870 Roma divenne capitale d'Italia: pur tutelato (legge delle guarentigie), papa Pio IX si considerò prigioniero e vietò ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana, fino al patto Gentiloni. La presa di Roma provocò l'isolamento internazionale dell'Italia, che non poté nulla quando la Francia annesse la Tunisia ("schiaffo di Tunisi" 1881), dove era presente una comunità italiana, e spinse Roma nella Triplice;
  • il suffragio si allargò sempre di più, ma anche nel 1912 restarono escluse le donne, che ottennero diritto di voto solo nel 1946;
  • l'Italia in questo periodo era ancora uno Stato povero: per questo molte persone, soprattutto dal Sud, emigrarono negli Stati Uniti e in America meridionale e, dal 1911, in Libia;
  • il termine "trasformismo" è utilizzato, anche in tempi recenti, per indicare che rinuncia agli ideali e cambia alleanze pur di entrare nella maggioranza politica;
  • la corruzione e il clientelismo di Giolitti indebolirono l'immagine dello Stato italiano.
  • Adua, oltre a provocare la fine di Crispi, fu una ferita aperta per l'Italia, che invase l'Etiopia in epoca fascista. La Libia passò all'Italia nel 1912, ma proseguì la guerriglia dei popoli locali, che fu brutalmente repressa durante la dittatura fascista.

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Giolitti in breve

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