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Il Risorgimento e l'Unità d'Italia

Il Risorgimento e l'Unità d'Italia

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L'età del bronzo e il Mediterraneo


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Insegnante: Massimiliano

Riassunto

Il Risorgimento e l'Unità d'Italia

In breve

Il Risorgimento fu il processo avvenuto nel secondo Ottocento con cui si realizzò gran parte dell'unificazione della penisola italiana sotto la monarchia dei Savoia.



Le premesse


IL PIEMONTE LIBERALE

Il regno di Sardegna-Piemonte fu l'unico Stato Italiano a mantenere la costituzione concessa nel 1848, divenendo un punto di riferimento per i moderati che aspiravano all'unificazione. Dal 1852, grazie alla guida del primo ministro, Camillo Benso conte di Cavour, il Piemonte divenne uno Stato moderno, sviluppando l'agricoltura, i commerci e l'industria.


Ricorda: in Piemonte si formò una Società nazionale (1857), che riuniva i liberali moderati (suo vicepresidente fu Garibaldi). Erano ostili alla monarchia sabauda Mazzini e i democratici repubblicani.


LA GUERRA DI CRIMEA

Il Piemonte non poteva sperare di sconfiggere l'Austria da solo. Pertanto, quando nel 1853 scoppiò una guerra tra la Russia (che ambiva a espandersi verso il Mediterraneo) e l'Impero ottomano (sostenuto da Francia e Inghilterra), Cavour inviò un piccolo contingente a fianco degli anglo-francesi: fu un gesto simbolico, ma rese possibile al Piemonte la partecipazione al congresso di Parigi del 1856 (dopo la sconfitta della Russia). A Parigi, Cavour parlò della questione italiana, iniziando a costruire un'alleanza con Napoleone III, imperatore di Francia dal 1852.


FELICE ORSINI E GLI ACCORDI DI PLOMBIÈRES

Nel 1858 Napoleone III fu colpito da un attentato organizzato da Felice Orsini che, prima di venire giustiziato, chiese all'imperatore di sostenere l'Unità d'Italia. Venne stretto un accordo segreto a Plombières: in caso di attacco austriaco al Piemonte, la Francia sarebbe intervenuta a sostegno dei Savoia, che avrebbero costruito un regno dell'Alta Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia). In cambio, la Francia avrebbe ottenuto le regioni occidentali del Piemonte (Nizza e Savoia).

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Da sinistra: Camillo Benso, conte di Cavour (1810-1861), Giuseppe Garibaldi (1807-1882), Giuseppe Mazzini (1805-1872)



Gli eventi


LA SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA

Il Piemonte cominciò ad ammassare truppe al confine con la Lombardia, provocando l'Austria, che attaccò (28 aprile 1859): iniziò la Seconda guerra d'indipendenza italiana. A fianco dell'esercito regolare piemontese accorsero volontari da tutta Italia e intervennero i Francesi. L'Austria venne sconfitta a Magenta, Solferino e San Martino: Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrarono a Milano. Gli Stati dell'Italia centrale cacciarono i loro sovrani, chiedendo l'annessione al Piemonte. Questo andava contro con gli accordi di Plombières. Per questo, la Francia strinse con l'Austria l'armistizio di Villafranca (11 luglio 1859): la Lombardia passò al Piemonte, Veneto e Mantova rimasero austriaci. Nel marzo 1860 dei plebisciti stabilirono l'unione di Emilia, Romagna e Toscana al Piemonte, che cedette Nizza e Savoia alla Francia.


LA SPEDIZIONE DEI MILLE

Nell'aprile 1860 scoppiò una rivolta a Palermo, di cui decise di approfittare Giuseppe Garibaldi, che salpò dal porto ligure di Quarto con un esercito di volontari (i "Mille"). Egli sbarco l'11 maggio 1860 in Sicilia (a Marsala), e vinse contro i Borbone a Calatafimi e Milazzo, conquistando la Sicilia, dove soppresse numerose rivolte contadine (Bronte).


Ricorda: Garibaldi riuscì a sbarcare in Sicilia perché l'Inghilterra, favorevole a un nuovo piccolo Stato indipendente tra Austria e Francia, ordinò alla sua marina di non intervenire.


Garibaldi sbarcò poi in Calabria, risalendo fino a Napoli (7 settembre 1860). Cavour temeva che Garibaldi proseguisse fino a Roma provocando un intervento francese in protezione del Papa. Per questo fece intervenire l'esercito piemontese che, dopo aver occupato Marche e Umbria pontificie, proseguì fino a Teano (vicino Caserta), dove il re Vittorio Emanuele II incontrò Garibaldi, che consegnò al Piemonte tutte le terre conquistate (26 ottobre 1860). Nuovi plebisciti sancirono l'annessione di Marche, Umbria e regno delle due Sicilie al regno di Sardegna.



Le conseguenze

Il 17 marzo 1861 il Parlamento di Torino proclamò Vittorio Emanuele II sovrano del regno d'Italia. La capitale d'Italia restò Torino, anche se Cavour considerava Roma la "capitale predestinata". Dopo la morte improvvisa del primo ministro (giugno 1861) iniziarono i governi della Destra storica, che ebbero come obiettivi il pareggio di bilancio e il completamento dell'Unità con le "terre irredente" (cioè sottomesse agli stranieri): Veneto, Mantova, Friuli, Trento e Trieste, e il Lazio papale (protetto dai Francesi). Rimasero forti diseguaglianze tra il Nord industriale e il Sud agricolo: fu l'inizio della "questione meridionale".

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Il regno d'Italia nel 1861

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