Nel 1620 i padri pellegrini inglesi arrivarono in America sulla Mayflower. Gradualmente sorsero nei nuovi territori 13 colonie, amministrate dall'Inghilterra, che costituirono il nucleo dei futuri Stati Uniti d'America.
Le premesse
LE TREDICI COLONIE
Tra 1607 e 1732 sorsero sulla costa dell'Atlantico 13 colonie inglesi, che attiravano immigrati europei (Inglesi, Irlandesi, Polacchi, Olandesi) di diverse religioni e confessioni. I coloni che arrivavano in America erano avventurieri in cerca di fortuna, perseguitati religiosi e in generale persone alla ricerca di una vita migliore. La società coloniale era considerata infatti libera e tollerante, e a differenza dell'Europa era accettata la mobilità sociale (purché non riguardasse donne, schiavi neri e Nativi).
Le colonie erano amministrate da governatori inglesi, ma con il tempo si formarono anche assemblee locali e milizie.
Le colonie del sud erano basate sul latifondo e le grandi piantagioni, coltivate degli schiavi neri (circa un quinto della popolazione);
le colonie del centro e del nord erano basate sulla piccola proprietà imprenditoriale e sul commercio. Qui si trovavano le città più popolose e manifatturiere (Filadelfia, Boston, New York).
LA GUERRA DEI SETTE ANNI E L'AMMINISTRAZIONE INGLESE
Dopo la Guerra Sette Anni, gli Inglesi si affermarono come la principale potenza europea in America del Nord e Canada. L'Inghilterra imponeva alle colonie la vendita di sole materie prime e solamente alla madrepatria, ostacolando manifatture e commercio. Inoltre ne vietava l'espansione oltre i monti Appalachi (per evitare scontri con i Nativi). I coloni non avevano rappresentanti nel Parlamento inglese, che stabiliva i tributi, ma dovevano comunque pagare le tasse. Presto sorsero malumori.
Gli eventi
DALLO STAMP ACT ALLA DICHIARAZIONE D'INDIPENDENZA
Nel 1765, con lo Stamp Act, gli Inglesi imposero nuove tasse alle colonie. Nel 1773 la madrepatria concesse alla Compagna delle Indie il monopolio sulla vendita del tè, cosa che provocò il boicottaggio di tre navi inglesi da parte dei coloni di Boston (Tea party). A Filadelfia i rappresentanti delle assemblee locali si riunirono nel Congresso. Quando, nel 1775, l'Inghilterra inviò un esercito per reprimere la "ribellione", il Congresso dichiarò l'indipendenza. Il 4 luglio 1776 venne approvata la Dichiarazione d'indipendenza di Thomas Jefferson, basata su idee illuministe.
LA GUERRA CON L'INGHILTERRA
Scoppiò così una guerra tra le 13 colonie e l'Inghilterra: mentre il generale George Washington creò un esercito efficiente, Benjamin Franklin viaggiò in Europa per trovare alleati. Nel 1777 la vittoria americana a Saratoga ebbe una grande eco in Europa: Francia, Spagna, Olanda dichiararono guerra all'Inghilterra. Nel 1781 a Yorktown un esercito franco-americano sconfisse gli Inglesi. Con il trattato di Versailles (1783), l'Inghilterra riconobbe l'indipendenza delle colonie, concedendone l'espansione tra gli Appalachi e il Mississippi: nacquero gli Stati Uniti d'America (USA).
Le conseguenze
IL NUOVO STATO AMERICANO
Le colonie erano molto diverse tra loro, quindi si pose il problema di quale forma di Stato utilizzare. Nel 1787 la nuova Costituzione decise per lo Stato federale, che permetteva a ogni colonia-stato di mantenere le sue leggi e le sue istituzioni, affidando le questioni generali (commercio, difesa, politica estera) al governo federale. Venne stabilita la separazione dei poteri (Montesquieu).
Il potere legislativo era affidato al Congresso (Camera dei Rappresentanti e Senato), formato da membri eletti in tutti gli Stati;
il potere giudiziario era esercitato dalla magistratura. Venne creata una corte suprema;
il potere esecutivo venne affidato a un presidente federale, eletto in carica per 4 anni.
Ricorda: la divisione tra Stati diversi e le differenze tra un sud agricolo e schiavista e un nord imprenditoriale e commerciale saranno alcune delle cause della Guerra civile (1861-1865).
Il primo presidente fu George Washington.
Da lui prese nome nel 1801 la nuova capitale.
L'ESPANSIONE A OVEST
Con l'indipendenza riprese l'espansione a Ovest, fino al Pacifico (West), possibile per tutti coloro che potevano pagare per un terreno (pionieri). Con il tempo, vennero acquisiti nuovi territori.
Nel 1803 venne acquistata dalla Francia la Louisiana (sul Mississippi);
nel 1819 la Spagna cedette agli Usa la Florida;
tra 1845 e 1848 vennero annessi, dopo una guerra contro il Messico, i territori a nord del Rio Grande (attuali Texas, California, Nevada, Arizona);
nel 1867 gli USA acquistarono dallo zar di Russia l'Alaska.
LA CORSA ALL'ORO E LO STERMINIO DEI NATIVI
Nel 1830 l'Indian Removal Act autorizzò la deportazione dei Nativi nei territori a ovest del Mississippi, "lasciando spazio" all'espansione dei pionieri. Dal 1848 venne scoperto l'oro in California (Corsa all'oro), cosa che spinse i bianchi ad occupare anche gli ultimi territori dei nativi, che vennero sterminati, privati dei bisonti e rinchiusi nelle riserve (guerre indiane).
Perché le colonie americane non erano contente dell'Inghilterra?
L'Inghilterra imponeva alle colonie la vendita di sole materie prime e solamente alla madrepatria, ostacolando manifatture e commercio. Inoltre ne vietava l'espansione oltre i monti Appalachi (per evitare scontri con i Nativi). I coloni non avevano rappresentanti nel Parlamento inglese, ma dovevano comunque pagare le tasse.
Quando nacquero gli Stati Uniti d'America?
Con il trattato di Versailles (1783), l'Inghilterra riconobbe l'indipendenza delle colonie, concedendone l'espansione tra gli Appalachi e il Mississippi: nacquero gli Stati Uniti d'America (USA).
Chi erano i coloni americani?
I coloni che arrivavano in America erano avventurieri in cerca di fortuna e in generale persone alla ricerca di una vita migliore. La società coloniale era considerata infatti libera e tollerante, e a differenza dell'Europa era accettata la mobilità sociale (purché non riguardasse donne, schiavi neri e Nativi).
Beta
Sono Vulpy, il tuo compagno di studio AI! Studiamo insieme.