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La crisi del Trecento: peste e rivolte sociali

La crisi del Trecento: peste e rivolte sociali

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L'età del bronzo e il Mediterraneo


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Insegnante: Massimiliano

Riassunto

La crisi del Trecento: peste e rivolte sociali

​​In breve

Nel XIV secolo carestie e peste decimarono l'Europa, che ne uscì mutata dal punto di vista sociale, culturale ed economico.



Il territorio 

All'inizio del XIV secolo l'Europa era abitata da circa 75 milioni di persone. L'Italia settentrionale era costellata di Comuni e repubbliche marinare che fondavano le proprie ricchezze sul commercio. Costantinopoli era uno dei più grandi porti del mondo. Asia ed Europa erano connesse: la peste viaggiò per terra e per mare dall'Oriente, diffondendosi in tutta Europa.



La società 

La peste nera colpì l'Europa a partire dal 1347-1348 e fu molto intensa. Nel giro di pochi anni morì un terzo della popolazione (25 milioni di persone) e si ripresentò fino al XVIII secolo. La società del XIV secolo non seppe fornire motivazioni scientifiche a questo fenomeno, individuate solo nel 1894 da Alexander Yersin: la peste era veicolata dai topi alle pulci, quindi all'essere umano. 

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Medico della peste


Ricorda: le persone erano spaventate: alcuni si lasciarono andare a vite lussuriose, altri si rifugiarono nella religione, anche con cerimonie di gruppo che facilitavano il contagio, altri ancora si isolarono, come raccontato nel Decameron di Boccaccio. 



La cultura

La peste fu vista da molti come una punizione divina per i peccati degli uomini.

Attraverso l'arte vennero rappresentate scene legate al trionfo della morte o a danze macabre. La scienza dell'epoca individuò le motivazione della malattie nell'aria putrida.

Spesso la misericordia e la fratellanza vennero meno, sostituite dalla paura e dall'individuazione di capri espiatori: Ebrei soprattutto, ma anche lebbrosi e in generale chi era considerato diverso.

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Una danza macabra



Gli eventi   

Peste e carestie misero in crisi la società del Trecento. I progressi compiuti nel XIII secolo vennero fiaccati dall'enorme perdita di vite umane. Il calo demografico alzò la richiesta di manodopera per coltivare i campi: i contadini vennero pagati di più e in Toscana nacque la mezzadria, secondo cui il signore e i contadini dividevano raccolto e spese. 


LE RIVOLTE SOCIALI

Le difficili condizioni economiche e sociali stremarono la popolazione del Trecento. Il commercio andò in crisi, in particolare il settore tessile: molti laboratori dovettero chiudere. Inoltre le guerre tra i sovrani richiedevano maggiore tassazione. Il popolo insorse, in particolare in Francia, Fiandre e Inghilterra. 


Ricorda: a Firenze, la rivolta dei ciompi del 1378 portò al governo della città la corporazione dei lavoratori della lana (i ciompi). Molto presto, però, le altre corporazioni si opposero e li esiliarono.



Le conseguenze

La crisi del Trecento ebbe una pesante incidenza demografica e culturale, ma non fu solo negativa. Le condizioni dei contadini migliorarono, le coltivazioni vennero diversificate (frutta, olivi, riso, piante tessili), le ricchezze in parte si ridistribuirono perché c'erano meno lavoratori e la peste uccideva poveri e ricchi. A Firenze, per esempio, cominciò l'ascesa dei Medici. La ripresa demografica iniziò solo dopo la metà del XV secolo. 


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Cosa si intende per "rivolta dei ciompi"?

Quale fu la principale spiegazione della peste per la società del XIV secolo?

Quale effetto ebbe la peste nera sulla demografia?

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